Moana Pozzi (1961 – 1994) è stata una delle figure più complesse del mondo dello spettacolo italiano alla fine del secolo scorso. Frettolosamente etichettata come pornoattrice, in realtà ha incarnato un personaggio dalla molte attività, comprese alcune discutibili iniziative in campo politico, in ogni caso una donna tutt’altro che incolta e banale.
A lei Irene Serini ha dedicato Moana Porno – Revolution uno spettacolo – monologo in cui una buona borghese che ha in comune con l’attrice – feticcio età, altezza, colore degli occhi, percorso scolastico, istinti sessuali, ma non la capacità di dichiararli e mostrarli in pubblico, si confronta con la biografia della diva. Ne nasce una sorta di sfida fra istinti profondi, celati per buona educazione e convenzioni sociali, e l’esaltazione aperta della sessualità in ogni sua forma. Lo spettacolo ha un tono rapsodico, non segue una precisa linea biografico - narrativa, ma procede più per lampi che non seguendo un percorso cronologicamente determinato. In questo modo le prese di posizione teoriche dell’attrice diventano una sorta di filo conduttore che guida la presenza sul palcoscenico dell’interprete, fornendo un quadro che va ben oltre la rievocazione di un percorso artistico ed esistenziale, per trasformarsi in un grumo di contraddizioni decisamente produttive. In altre parole è un testo più poetico che cronachistico e questo ne costituisce il maggior pregio.