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Antigone (**)

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Antigone**
Autore
Jean Anouilh, traduzione Andrea Rodighiero
Interpreti
Viviana Strambelli, Enrico Campanati, Francesca Agostini, Mauro Lamantia, Pietro Fabbri, Marco Lubrano.
Scene
Emanuele Conte, Luigi Ferrando
Luci
Tiziano Scali
Compagnia
Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse

Composto tra il 1941 e il 1942, in piena Repubblica di Vichy, Antigone è uno dei drammi più celebri del Novecento teatrale, di sicuro il più noto del francese Jean Anouilh (1910 – 1987). Vicenda e personaggi – come intuibile dal titolo - sono dichiaratamente sofoclei, ma riletti alla luce delle turbolenze dell’Europa occupata dall’invasore nazista e soprattutto del conflitto morale tra integrità e compromesso, tema centrale nell’opera del grande drammaturgo.

Come nella tragedia ateniese, perciò, Antigone, figlia di Edipo, decide si seppellire il corpo del fratello Polinice, ponendosi contro le leggi dello stato. Entrata in aperto contrasto con lo zio Creonte, nuovo sovrano di Tebe, rifiuta di farsi ammansire da quest’ultimo e di ammainare la bandiera del sentimento e dell’idealismo, autocondannandosi di fatto a morte. Con la prima produzione stagionale del Teatro della Tosse, Emanuele Conte rispolvera dunque un classico del teatro politico, metafora universale di lotta e utopia, in un’ideale prosecuzione del discorso estetico-interpretativo lasciato in sospeso dopo il fortunato Sogno in una notte d’estate. Rispetto alla messinscena scespiriana, costruita sul fertile contrasto tra atmosfere fantasmatiche e istinti furiosi, la carburazione è stavolta più lenta, la penetrazione lungo le pieghe del testo più problematica. Lo spettacolo, all’inizio, pare infatti girare stranamente a vuoto, scosso da strappi improvvisi (le irruzioni laterali, i tremori e le emozioni soffocate) e retto da singole, isolate trovate di regia (le esplosioni musicali collegate alle cuffie di Antigone, ad esempio, o gli arredi coperti da lenzuoli, a indicare precarietà e sfacelo). Sfocature e dissonanze (si pensi alla buffoneria invasiva della levatrice e dei carcerieri) si susseguono generando un clima di stasi fluttuante, un’attesa di scintille tragiche che tardano ad accendersi. Con l’incontro-scontro tra i due personaggi principali – un pezzo di teatro di notevole impatto – lo spettacolo trova però finalmente tensione, forza e incisività. Dal contrasto dialettico e fisico emerge la vera essenza delle parti in causa, e di conseguenza tutta l’inevitabilità di una tragedia già scritta: da una parte Antigone (Viviana Strambelli) a incarnare con foga adolescenziale un ribellismo ossessivo e scriteriato che sa di sublimazione e fuga dall’esistente, e dall’altra il Potere mefitico somatizzato da Creonte (Enrico Campanati), sovrano riluttante in vestaglia e collare ortopedico che ha accettato suo malgrado la natura disumanizzante dell’effimera investitura regale toccatagli in sorte. Ne scaturisce un intrecciarsi di sconfitte atroci e perdite definitive, di utopie logorate e amori deformati, in cui tanto l’illusione dell’eroismo rivoluzionario quanto il moloch della ragion di stato si sfarinano sotto il peso del destino. L’ottima prova della coppia di protagonisti e il buon apporto del resto del cast contribuiscono alla fine in maniera decisiva alla riuscita di quest’Antigone diseguale e nervoso, ricco di intuizioni e mai banale, complessivamente in grado di rendere piena giustizia alla scrittura del drammaturgo. Quando talento e gusto per il rischio vanno a braccetto, le sbavature sono di gran lunga preferibili alla sterile pulizia d’esecuzione.



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opinioni autore

 
Antigone (**) 2013-10-28 14:54:56 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    28 Ottobre, 2013
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