I ragazzi irresistibili (The Sunshine Boys, 1972) è il titolo di un copione di Neil Simon (1927) in cui il commediografo americano propone una strana coppia apparentemente simile ad altre che animano il suo teatro. Il testo, nato faticosamente dopo essere stato sul punto di essere cestinato definitivamente, racconta i rapporti di amore – odio fra due comici che hanno lavorato assieme per quarant’anni proponendo sketch di vaudeville, un genere teatrale logorato dal tempo che ha indotto uno dei due a ritirarsi dalla scena lasciando l’altro disoccupato e rancoroso.
E’ la radiografia di un rapporto in cui vittima e carnefice si confondono e l’avversione si tramuta in bisogno assoluto dell’essere odiato. In questo troviamo solo in parte le tracce di quella maggioranza silenziosa fatta di personaggi frustrati, irascibili, e insicuri segnalata dal critico teatrale americano John Lahr. Condizione che emerge con forza, ad esempio, da Prigioniero della seconda strada (The Prisoner of Second Avenue, 1971). Del copione di cui stiamo parlando, si contano una trasposizione cinematografica, I ragazzi irresistibili (The Sunshine Boys, 1975), a firma di Herbert Ross con Walter Matthau e George Burns, e una versione per la televisione, The Sunshine Boys diretta nel 1995 da John Erman con Peter Falk e Woody Allen. Marco Sciaccaluga lo propone, interpreti Eros Pagni e Tullio Solenghi, badando a concedere ampio spazio agli attori, anche a costo di sacrificare i pur labili indizi sociali contenuti nel testo. Ci riferiamo, ad esempio, al confronto fra le regole televisive – che l’autore conosceva bene avendo lavorato a lungo in tv – e quelle dello spettacolo dal vivo (appalusi contro risate registrate). Ne nasce una proposta che ruota quasi per intero sulla bravura degli interpreti, offrendo un esempio di professionalità d’altissimo livello, ma lasciando un po’ di rimpianto per la mancanza di una maggiore attualizzazione.