La Societas Raffaello Sanzio e il Teatro delle Albe sono due fra le realtà di maggior spessore del teatro d’avanguardia italiano. Da qualche tempo questi due organismi stanno sviluppando un lavoro originale e approfondito che ha al centro la vocalità e il corpo degli attori. In Poco lontano da qui hanno unito le loro forze in uno spettacolo che ruota attorno al lavoro di due attrici, Chiara Guidi ed Ermanna Montanari.
Le interpreti si misurano con due lettre: una scritta dalla rivoluzionaria tedesca d’origini polacche (nasce Rozalia Luksenburg) Rosa Luxemburg (1871 – 1919) a un’amica mentre era reclusa in un carcere berlinese, l’altra – zeppa di livore verso la fondatrice della Lega di Spartaco - scritta da una signora della buona società di Innsbruck a Karl Klaus, direttore della rivista Die Facke che aveva pubblicato la lettera della rivoluzionaria. Nella prima missiva ci sono alcuni dati sorprendenti, come il rifiuto della violenza, compresa quella sugli animali, elemento abbastanza strano nella penna di una fautrice della lotta di classe. Le due interpreti si muovono su un palcoscenico costellato di teli e riquadri di carta che sono progressivamente lacerati a simboleggiare la ricerca di un orizzonte intellettuale ampio che supera ogni limitazione. Si abbracciano, contrastano, anche fisicamente, restituendo il clima di un’inquietudine e tensione che in quegli anni attraversava lo stesso movimento antagonista. Non si deve dimenticare, infatti, il duro scorno che oppose Rosa la Rossa allo stesso leader della rivoluzione sovietica Vladimir Il'ič Ul'janov, Lenin, (1870 – 1924). Lo spettacolo suggerisce questo clima in modo indiretto, ricorrendo quasi esclusivamente a frasi smozzicate, modulazioni vocali, gesti simbolici (il corpo di una delle attrici ricoperto di liquido nero a significare una sorta di bagno nel sangue) e a movimenti scenici originali sino a un finale in cui le protagoniste estraggono numerosi coltelli da dietro i praticabili e li gettano a terra. E’ un auspicio di pace che, purtroppo, la storia si è incaricata di negare crudelmente. Rapita il 15 gennaio 1919 dai cosiddetti Freikorps agli ordini del governo socialdemocratico di Friedrich Ebert (1871 – 1925) e del ministro degli Interni Gustav Noske (1868 – 1946) con Karl Liebknecht (1871 – 1919) che aveva avviato con lei il movimento spartachista, fu uccisa e il suo corpo gettato in un canale. Solo nel 2009 il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato la notizia del ritrovamento del suo cadavere.