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Qui e ora Qui e ora Hot

Qui e ora

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Qui e ora
Autore
Mattia Torre
Interpreti
Valerio Mastandrea, Valerio Aprea.
Scene
Paolo Bonfini
Compagnia
BAM teatro / VASQUES y PEPITA

Nell’assolata periferia romana, a pochi chilometri dal Grande Raccordo Anulare, due scooter di grossa cilindrata si scontrano. L’incidente è tremendo, le carcasse giacciono sull’asfalto in una nuvola di fumo, insieme ai corpi dei rispettivi conducenti. Il primo uomo (Valerio Aprea) è completamente immobile, forse già morto a causa dell’impatto. Il secondo (Valerio Mastandrea) si riprende e cerca aiuto. E’ il 2 giugno e i soccorsi tardano. Non sembra esserci via d’uscita.

Questo è l’antefatto di Qui e ora, il testo scritto e diretto da Mattia Torre, storico autore della fortunata serie televisiva Boris. L’idea alla base della pièce appare molto semplice e al contempo molto forte, quasi da esperimento sociologico: prendere due uomini, diametralmente opposti per carattere, aspetto, ruolo sociale, ambizioni e storia personale, e costringerli in una situazione di crisi, assistendo poi alla loro progressiva e inevitabile resa dei conti. Valerio Mastandrea, ormai stella cinematografica di prima grandezza, interpreta infatti un arrogante chef idolo delle casalinghe, talmente egocentrico da condurre la propria trasmissione radiofonica dal luogo dell’incidente, senza preoccuparsi troppo delle condizioni dell’altro. Valerio Aprea, al contrario, è impegnato nel ruolo di un proletario depresso, separato dalla moglie, con una madre ansiosa e un figlio forse ritardato: un’eterna vittima, insomma, costretta ad una quotidianità di espedienti e rabbie continuamente represse. Il loro è un incontro tra opposti, tra Italie separate dal denaro ma accomunate dal disprezzo reciproco dovuto, naturalmente, ad un senso di ostentata superiorità in un caso e di rabbiosa impotenza nell’altro. Mettendo a confronto queste due facce – il vip odioso e l’uomo della strada oppresso – di una medesima società iniqua e disumanizzata, il drammaturgo-regista dà vita ad un curioso esempio di teatro della crudeltà, ben radicato nel presente e alimentato da un umorismo tagliente, spesso irresistibile. Si ride e si sghignazza, grazie soprattutto alla bravura dei due attori, ma il fondo è nerissimo e il messaggio, alla fine, arriva forte e chiaro: seppur per ragioni diverse, siamo tutti mostri. Il quadro antropologico che emerge è perciò di quelli che lasciano ben poco spazio alla speranza, e lo spettacolo, nonostante una certa furbizia e qualche concessione di troppo alla risata facile, di quelli che riescono a lasciare il segno.

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opinioni autore

 
Qui e ora 2013-03-25 16:49:42 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    25 Marzo, 2013
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