Riccardo III d'Inghilterra (1452 – 1485) fu l’ultimo monarca dalla casa di York, quella contrapposta ai Lancaster nella lotta dinastica fra due rami della dinastia Plantageneta, la cosiddetta guerra delle due rose che insanguinò il paese fra il 1455 e il 1485. Morì sul campo di battaglia di Bosworth Field, nello scontro che contrappose il suo esercito a quello di Enrico conte di Richmond, futuro Enrico VII d'Inghilterra e iniziatore della dinastia Tudor.
William Shakespeare (1564 – 1616) mise questo sovrano, storicamente controverso, al centro del dramma Riccardo III (The Life and Death of King Richard III, 1591-1592), ultima delle quattro opere teatrali dedicate dal Bardo alla storia inglese. Le altre tre sono legate alla figura di re Enrico VI. Alessandro Gassmann, in veste di attore e regista, ha scelto questo testo nell’adattamento di Vitaliano Trevisan, R III-Riccardoterzo, come primo rapporto con il drammaturgo seicentesco. L’ha fatto con grande fantasia in un’edizione smagliante per modernità scenografica e positivamente in bilico fra aggiornamento moderno (le videoproiezioni, le uniformi che richiamano quelle naziste, la comparsa di oggetti come orologi, sigarette, armi da fuoco) e rispetto della tradizione. In questo modo la storia del monarca che fa uccidere una dozzina di persone, fra cui due bambini, pur di spianarsi la strada verso il trono, diventa una sorta di metafora del fine che giustifica i mezzi e, in politica, di una brutalità priva d’ideali, tesa unicamente alla conquista del potere. Un contributo fondamentale alla riuscita dello spettacolo viene dall’interpretazione dello stesso Alessandro Gassmann che traduce la deformità fisica del sovrano – immagine della sua perversione morale – in camminata, gesti e imbragature destinate a rimanere nella storia del teatro contemporaneo. Quello che c’è proposto è uno spettacolo di grande forza e bellezza, uno dei migliori della stagione in corso.