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Prima ero schizofrenica…ora siamo guarite Prima ero schizofrenica…ora siamo guarite Hot

Prima ero schizofrenica…ora siamo guarite

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Prima ero schizofrenica…ora siamo guarite
Autore
Mario Jorio
Interpreti
Sarah Pesca.
Compagnia
Mario Jorio

Una vecchia entra in scena con passo incerto. Capelli bianchi e occhiali scuri, si siede su una sedia che occupa il palco insieme a pochi altri oggetti e, sulle note di Vissi d’arte di Giacomo Puccini, inizia a parlare al pubblico. Le parole, da subito, si confondono e i fili si attorcigliano. Il discorso perde logica, si squaglia letteralmente in mille rivoli. Restano nell’aria minime suggestioni, poco più che flash difficilmente ricomponibili: palpiti d’amore dai contorni imprecisati, ricordi confusi, fantasie. All’improvviso, la donna inizia a struccarsi: sotto i riflettori vi è ora una giovane attrice, che si cambia d’abito ed esce in una nuvola di fumo di sigaretta. Questo, in sostanza, è ciò che accade in Prima ero schizofrenica…ora siamo guarite, scritto e diretto dal genovese Mario Jorio, penultimo appuntamento  del Cantiere Campana.

Siamo dalle parti di Samuel Beckett (1906 – 1989): il debito è evidente, e dichiarato. Il testo ricorda qua e là Giorni felici (Oh les beaux jours - Happy Days, 1961), e, in particolare, una delle ultime creazioni del drammaturgo irlandese, Rockaby (Berceuse, 1981) in italiano Dondolo), in cui un’anziana decrepita oscillava su una sedia a dondolo mentre la sua voce registrata ripeteva ossessivamente frasi sconnesse, a sottolineare il trascorrere immutabile del tempo. In questo caso è invece la donna a parlare direttamente alla platea, posseduta da una parola teatrale che vorrebbe farsi strumento tanto di evocazione di un passato indefinito quanto di frantumazione deliberata dell’io narrante. Qualcosa non quadra, però. Nonostante riferimenti e sprazzi di umorismo ghignante, infatti, la drammaturgia non convince appieno, non sembra sprigionare la forza necessaria per rendere davvero straniante un insieme volutamente sconnesso di brandelli di immagini e lacerti di memoria. Manca lo scatto che destabilizzi, la scintilla che illumini un gioco molto cerebrale sospeso tra realtà e finzione, sanità e follia, culminante poi addirittura in un rischiosissimo – e provocatorio – finale meta-teatrale. Estenuata nella cadenza monocorde imposta al personaggio, la pur ingegnosa scrittura dell’autore-regista resta inchiodata alla maniera di un beckettismo un po’ neghittoso (con citazioni più o meno letterali), fallendo in parte l’obiettivo principale: trasformare la reiterazione in ritmo, la parola in arma di seduzione e l’omaggio in rivitalizzazione di un intero immaginario letterario. Domina un innegabile senso di disagio - dovuto anche all’interpretazione nervosa della brava Sarah Pesca – ma il tutto appare fin troppo costruito, e al contempo vago e appassito come l’aria della Tosca che accompagna ironicamente il monologo. Il risultato è perciò una bizzarria non priva di un certo qual fascino indefinibile, che tuttavia fatica a colpire lo spettatore in profondità.

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opinioni autore

 
Prima ero schizofrenica…ora siamo guarite 2013-03-09 19:36:57 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
6.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    09 Marzo, 2013
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