La compagnia formata e diretta da Stefano Ricci e Gianni Forte si è affermata da anni come uno dei gruppi teatrali d’avanguardia più interessanti ed efficaci. Il loro lavoro rielabora in modo originalissimo famosi testi classici che vanno da Le metamorfosi di Ovidio (metamorpHotel) a Orlando furioso di Ludovico Aristo (100% furioso) a Troilo e Cressida di William Shakespeare (troilo vs cressida).
Grimmless fa parte di questo percorso anche se il riferimento alle fiabe dei fratelli Jacob Ludwig Karl (1785 – 1863) e Wilhelm Karl Grimm (1786 – 1859) – fra le altre Biancaneve, Cenerentola, Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso, Il pifferaio di Hamelin, Il gatto con gli stivali e Pollicino - appare individuabile più in singole battute che non nella costruzione dello spettacolo. In realtà il gioco scenico mette in scena la terribilità del mondo moderno, pieno com’è di violenza e sangue, accompagnandolo con il sogno di una redenzione che s’intravvede in un finale in cui attori e attrici si spogliano e si cospargono a vicenda il corpo di vernice dorata. Sembrerebbe quasi un nuovo inizio, una ritrovata età dell’oro, subito contraddetta dall’improvviso infuriare di una tempesta di neve. Gli autori sembrano volerci dire che non c’è né tregua né fuga da dolore, orrore e sopraffazione. In questo senso appare davvero magnifico e terribile il brano della donna denudata per disegnarle sul corpo un enorme fallo, metafora di stupro. Uno spettacolo che impone un totale coinvolgimento agli attori, una prova da cui escono segnati anche fisicamente. In altre parole è il ritratto di un mondo inumano e invivibile che mutua il lato oscuro delle fiabe gotiche, quegli stessi elementi pensati per educare i piccoli al rispetto di autorità e norme ma che, non di rado, li spaventa ancora oggi più che divertirli.
