Pino Petruzzelli è un teatrante e scrittore di grande forza. il suo percorso artistico, sia come autore sia come attore, muove su una linea costante in continua ascesa. Un terreno caratterizzato dall’attenzione agli emarginati (zingari, palestinesi, indiani americani, israeliani oppressi dal permanente stato di guerra con i vicini) e alle vittime dei grandi drammi della storia, primo fra tutti l’olocausto. A questa attenzione ne ha sommata un’altra, legata al rispetto per il lavoro umile e alla passione per ciò che si costruisce con la fatica di tutti i giorni. Chilometro zero appartiene a questa parte del suo lavoro e prende spunto dalla biografia di Giancarlo Godio, deceduto in un incidente aereo nel 1994, che era partito dalla Val Graveglia per approdare a Genova (da povero di campagna si trasforma in emarginato di periferia).
Qui studia all’Istituto Alberghiero ove apprende i fondamentali che lo portarono a diventare uno dei maggiori chef italiani. A lui si deve la fondazione del ristorante Chilometro zero, in Alto Adige, un’idea folle basata sulla creazione di un locale in alta montagna, circondato da panorami bellissimi, in cui di servivano solo piatti confezionati con prodotti locali, appunto a chilometro zero. Non si tratta, tuttavia dell’esaltazione di un visionario di successo, ma di un uomo che non rinuncia mai ai suoi sogni e li persegue cocciutamente, superando difficoltà che a prima vista sembrano insormontabili. In questo il discorso diventa metafora di vita, richiamo alla coerenza e monito alla non omologazione. Non è un caso, infatti, se il teatrante accompagna lo spettatore sin alla soglia del locale appena aperto trascurando la fase successiva di affermazione e successo (il locale ottenne persino una stella nella famosa Guida Michelin), come dire che il percorso è più importante del risultato. Una nota a parte merita la prestazione attoriale di Pino Petruzzelli che in questo spettacolo supera gli esiti, già molto positivi, registrati in precedenza, in particolare nel monologo Con il cielo e le selve (2008) tratto dal libro Uomini, boschi e api di Mario Rigoni Stern (1921 – 2008), riuscendo nella difficile arte di far vedere al pubblico i paesaggi e gli ambienti di cui parla.