Eduardo Scarpetta (1853 – 1925) è stato un grande autore e attore del teatro napoletano di fine ottocento. Padre di numerosi figli, fra legittimi e naturali, fra cui (illegittimi) i fratelli De Filippo, iniziò scrivendo e interpretando numerose commedie brillanti ispirate a quel teatro boulevardier che in Francia riscosse grande successo durante la belle époque. Un genere in cui si cimentarono autori come Georges Feydeau (1862 - 1921), Eugène Labiche (1815-1888) e Georges Courteline (1858-1929). Lui, tuttavia, non si limito a mettere in scena piatte traduzioni delle opere di questi autori, ma le sottopose a riletture originali in cui inserì elementi tipici della realtà partenopea di quegli anni, prima di ogni altra cosa la fame.
E’ questo uno dei caratteri peculiari di Miseria e nobiltà, commedia scritta nel 1887 ed utilizzata in almeno tre film: il primo, andato perduto, è del 1914 e fu diretto da Enrico Guazzoni (1876 – 1949), il secondo, del 1940, porta la firma di Corrado D'Errico (1902 – 1941), il terzo, il più noto – interpreti Totò, Carlo Croccolo, Valeria Moriconi e Sophia Loren – è del 1954. Geppy Gleijeses ha ripreso in mano quest’opera traferendola in uno spettacolo di scarso interesse e, difetto particolarmente grave, scarsissimo ritmo. Vero è che già dalle prime ipotesi avrebbe dovuto sembrare fatica improba mettere in scena questa girandola di imbrogli e agnizioni legate a una pattuglia di morti di fame che si fingono nobili per consentire a un giovane aristocratico di impalmare la figlia di un cuoco arricchito, avendo a disposizione un gruppo di attori piuttosto modesti, non certo in grado di cimentarsi con gli artisti che avevano sostenuto quei ruoli in passato. Sfida impossibile aggravata da un regia incapace di imporre allo spettacolo il ritmo necessario. In definitiva una proposta fiacca e modesta.