Motti Lerner (1949) è un drammaturgo israeliano molto bravo. Il suo lavoro ha suscitato in patria violenti contrasti, tanto che, nel 1999, alcuni deputati hanno chiesto al governo di intervenire sulle autorità germaniche affinché vietassero le rappresentazioni di The Murder of Isaac (L’assassinio di Isaac), dedicato all’omicidio del primo ministro Isaac Rabin. Questo perché il testo, rifiutato per ragioni politiche da molti teatri israeliani, era stato messo in scena dal teatro municipale della città tedesca di Heilbronn.
Anche Benedictus (2007) ha forti contenuti politici. Vi si raccontano, nelle settantadue ore che precedono un ipotetico attacco americano all’Iran per impedire che si doti dell’arma atomica, le trattative segrete fra un iraniano riformista, candidato alla carica di presidente del paese, e un mercante di armi israeliano, che è nato e vissuto in Iran e partecipato attivamente alla lotta contro lo Scià. L’israeliano vuole far espatriare la sorella rimasta a Teheran e, per ottenerlo accetta di farsi intermediario fra il politico e le strutture diplomatiche e spionistiche americane. L’iraniano vuole bloccare la macchina bellica statunitense proponendo, all’ultima ora, un piano di pace che prevede il rovesciamento della dirigenza del paese. Gli incontri si svolgono in un istituto religioso romano e, lentamente, svelano come nessuno sia innocente: il politico ha ambizioni e tesse trame tutt’altro che limpide, l’ebreo è pronto a non pochi sotterfugi pur di raggiungere il proprio scopo. E’ un testo tesissimo, avvincente dalla prima all’ultima battuta e che Roberto Alinghieri ha messo in scena, per la rassegna di drammaturgia contemporanea del Teatro Stabile di Genova, con sobria efficacia, traendo dagli interpreti, in particolare Federico Vanni e Alexsander Perotto, prestazioni magnifiche. E’ il quadro complesso e inquietante di un gioco la cui posta sono milioni di vite umane. Bellissimo.