David Mamet (1947) scrisse Il motore ad acqua (The Water Engine) nel 1974 in forma di testo radiofonico, due anni dopo ne ricavò una versione teatrale destinata a diventare – nel 1992, con la collaborazione di Steven Bognar, Julia Reichert e Martin Goldstein – un copione destinato alla televisione. Vi si racconta - ambientata nel 1934, in pieno New Deal rooseveltiano, la storia di un giovane inventore che progetta un motore ad acqua destinato a rivoluzionare l’industria.
Tradito dal suo avvocato, finirà ucciso con la sorella dai sicari dei grandi poteri economici. La storia è ispirata alla vita di Texans Henry e Charles H. Garrett che ottennero, nel 1935, un brevetto per un carburatore elettrolitico. Come dire che siamo all’insegna, come cita la locandina dello spettacolo, del classico pesce grande mangia pesce piccolo, anche se il testo pecca di eccessiva semplificazione, sia di schematismo. La lettura che ne ha data Mauro Parrinello, qui anche in veste di attore, è legata alla versione radiofonica, con una scenografia unica e un dominio delle voci sui gesti. Ne risulta uno spettacolo in cui i toni richiamano più quelli del cinema d’epoca che non un riferimento preciso all’epoca in cui la storia è collocata. Come dire che si tiene conto più del fascino visivo della rappresentazione che non della collocazione temporale. E' una scelta fatta, forse, nella convinzione dell’attualità oggettiva della proposta. E’ questo un errore di non poco conto, tenuto conto che nulla si ripete e tutto ciò che è successo, si ripresenta in forme che, anche se possono rassomigliare a quelle passate, in realtà sono tanto diverse da risultare quasi incomparabili.