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Pro patria. Senza prigioni, senza processi Pro patria. Senza prigioni, senza processi Hot

Pro patria. Senza prigioni, senza processi

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Pro patria. Senza prigioni, senza processi
Autore
Ascanio Celestini
Interpreti
Ascanio Celestini
Musica
Andrea Pesce
Luci
Danilo Facco
Compagnia
Fabbrica srl / Teatro Stabile dell’Umbria

Discorso sulla controvertigine è il titolo dei manifesti affissi, accanto a ritagli di giornale, sul pannello che fa da fondale allo spazio di due metri per due in cui Ascanio Celestini recita il suo monologo Pro patria. Senza prigioni senza processi. Di fronte, c'è un piccolo palco ricoperto di prato artificiale e, nel mezzo, un banchetto rosso. D'Italia si parla, infatti, nello spettacolo dalla sua unione a oggi con il Risorgimento che diventa lo spunto per riflettere sull'Italia dei nostri giorni. Il tutto è attraversato da un filo conduttore, quello delle prigioni e dei processi. Lo spettacolo, andato in scena per la prima volta lo scorso anno in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, è ancora in tournée. La controvertigine è per quest’autore l'attrazione per il vuoto, che tutti hanno, ma solo pochi portano a compimento con il salto nell'abisso. Controvertigine significa quindi cercare e, talvolta, trovare la morte, magari in un campo di battaglia, durante una rivoluzione, o nelle carceri. Su questo termine e sulle sue implicazioni storiche riflette il protagonista-narratore del monologo, un detenuto, che prova il suo discorso rivolgendosi direttamente a Mazzini.

La formazione storico-politica del carcerato è avvenuta in cella, attraverso la lettura dei pochi libri che gli hanno permesso di consultare. I personaggi che popolano il testo, oltre al protagonista e a Mazzini, sono il padre, un secondino spietato e un immigrato matto africano compagno di carcere del detenuto. L'attore, in controtendenza con l'interpretazione comune del Risorgimento - riconosciuto dai più per i grandi nomi che affollano la toponomastica dei paesi e delle città italiane e per la gloria cui sono associati - rilegge il periodo delle guerre d'indipendenza, dalla prima e dalla Repubblica Romana (1849), attraverso l'atrocità delle sue morti e i sacrifici dei suoi protagonisti. Siamo in presenza, dunque, di un monologo pieno di rabbia e di sofferenza, in cui sono ricordate le vicende di alcuni rivoluzionari, come Morosini, Orsini, Pisacane, morti o finiti in carcere per il proprio slancio idealistico. Infine la domanda del protagonista a Mazzini è: quand'è che avete capito che era finita, Mazzini? Quando finisce la rivoluzione? Finisce a Roma nel '49 con la fine della Repubblica? O con le incursioni degli anni '50? … Con l'insurrezione di Milano del '53? Alla fine solo Mazzini non ha fatto il salto nel vuoto della controvertigine. Per questo, il detenuto si rivolge a lui, che, silenziosamente, ascolta le dolorose vicende del nostro paese dalla metà dell'ottocento fino ai nostri giorni. Secondo questo drammaturgo nella storia dell'Italia, esistono tre Risorgimenti: il primo che ha portato all'Unità, la Resistenza e quello attuale, di cui per ora nemmeno siamo consapevoli. Tutti sono caratterizzati da storie di galera e lotta armata, in cui quello che conta non è la persona, ma il reato commesso e la libertà sono considerati una concessione. La critica alla società si fa più dura quando riflette sulla giustizia e sull'istituzione carceraria: lo Stato giudica per non essere giudicato e in galera finiscono immigrati e tossici, di cui le carceri sono piene all'inverosimile. L'attore si esibisce nella sua caratteristica recitazione cadenzata e ripetitiva, ma non per questo meno fruibile. La narrazione è accompagnata da brevi intermezzi musicali (un brano surf e una rivisitazione di Chopin), curati da Andrea Pesce. Il monologo non è breve, considerata anche l'asprezza dei temi, la seconda parte risulta, però, più scanzonata rispetto alla prima, in cui le vicende sono raccontate dall'attore con più contegno, ma non senza l'umorismo (per lo più amaro), che contraddistingue il suo modus narrandi.

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opinioni autore

 
Pro patria. Senza prigioni, senza processi 2012-04-02 19:19:02 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    02 Aprile, 2012
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