Per scrivere Blackbird (letteralmente: merlo, ma anche ragazzina, 2005) Il drammaturgo scozzese David Harrower (1966) si è ispirato a un fatto di cronaca che ebbe come protagonista, nel 2003, un ex marine, Tohy Studebaker, condannato da corti britanniche e americane a quasi ventiquattro anni di prigione per aver sedotto e fatto espatriare, dalla Gran Bretagna a Parigi, a Strasburgo e Francoforte, una ragazzina di 11 anni conosciuta su internet. Lo scrittore utilizza la vicenda per porre e porsi una serie di domande sull’amore, la morale, la seduzione e le responsabilità del sedotto.
Sulla scena, un retro ufficio spoglio e ingombro d’immondizia, una danna non ancona trentenne e un uomo vicino alla sessantina si affrontano violentemente, si lanciano e rimbalzano accuse di abbandono, scivolano lentamente verso lo scontro fisico che, però, diventa quasi un atto erotico. Lentamente scopriamo che, una quindicina d’anni prima, sono sati amanti, quando lei aveva appena undici anni e lui era in piena mezza età. Sono fuggiti assieme, hanno fatto l’amore, lei ha perso la verginità, si sono separati – forse per un concatenarsi di equivoci – lui è stato arrestato e condannato. Ha trascorso quattro anni e mezzo in prigione, discriminato come un appestato, è uscito, ha cambiato nome e si è rifatto una vita. Non vuole sapere più nulla del passato, ma nella sua carne cova una passione che, forse, troverà sfogo sulla figlia bambina della sua nuova compagna. E’ un testo che, a leggerlo superficialmente, può anche sembrare un’orazione a giustificazione della pedofilia, ma che, valutato con attenzione, si trasforma in un quadro ricco di domande sull’amore, le relazioni erotiche, la forza della carne e quella dei sentimenti. In altre parole un invito a riflettere anche su eventi che suscitano un orrore istintivo, ma fanno parte della natura umana. La lettura proposta dal regista Luís Pascal punta fortemente sul lavoro degli attori e, in questo, Anna Della Rosa adempie con grande maestria al compito di disegnare una donna turbata, inquieta, contraddittoria nel non riuscire a mettere d’accordo passione e ragione.
