Girolamo Savonarola nacque a Ferrara nel 1452 da una famiglia di media agiatezza, diventò frate predicatore e morì a Firenze nel 1498, impiccato in Piazza della Signoria assieme a due confratelli. I loro corpi furono poi arsi, come si usava con gli accusati di eresia, e le ceneri disperse in Arno, affinché non diventassero oggetto di venerazione. La sua è una figura complessa che deve essere inquadrata nelle turbolente vicende dell’Italia di quegli anni. Un paese frammentato in mille signorie schierate su fronti opposti: i filo francesi (Carlo VIII di Francia era sceso lungo la penisola con un esercito di 30 mila uomini per reclamare il regno di Napoli) e i sostenitori degli Aragonesi.
A tutto questo si devono aggiungere i guasti del papato di Alessandro VI Borgia (1431 –1503), uno dei più corrotti e della storia della chiesa. Furono proprio gli eccessi del Sommo Pontefice a spingere il frate a inasprire il tono delle prediche contro il lusso e le pratiche simoniache (il 7 febbraio del 1497 Savonarola organizzò un falò delle vanità in cui furono dati alle fiamme molti oggetti d'arte, dipinti dal contenuto paganeggiante, gioielli, suppellettili preziose, vestiti lussuosi). Don Andrea Gallo, prete da marciapiede angelicamente anarchico (le definizioni sono sue) ha preso spunto da questi aspetti della predicazione savonarolesca per cogliervi, in Io non taccio, un parallelo con la decadenza che segna il tempo in cui viviamo. Il religioso si presenta su un palcoscenico spoglio, accompagnato da due musicisti, per legge brani delle prediche di quel religioso, interrompendosi spesso per riportare il discorso a fatti odierni o a ricordi autobiografici. Questi ultimi non son tutti di prima mano: li abbiamo già ascoltati in precedenti letture o colti nei numerosi libri che ha pubblicato. Nonostante queste ripetizioni e una lunghezza un po’ eccessiva, oltre due ore e quarantacinque minuti, è una proposta importante e un utile richiamo alla necessità di mettere in parallelo parole e comportamenti quotidiani. E' un ammonimento davvero necessario in questi giorni di consumismo, in verità poco sfrenato.