Chloë Moss (1976) è una giovane drammaturga inglese, autrice di vari testi di successo. Questa immensa notte (This Wide Night, 2008) è la sua ultima fatica ed è nata dopo un lungo giro nelle carceri britanniche. Loredana e Mary si sono conosciute in galera, recluse una per omicidio l’altra per un reato non meglio definito, ma certamente meno grave. Ora, ritornate alla vita normale, tentano faticosamente e con scarsi risultati di reinserirsi in un mondo che, nel frattempo, è profondamente mutato, un universo che le respinge, che non amano e non capiscono.
Forse al loro legame non è estranea una spruzzata di omosessualità, ma non è questo che conta. Ciò che è importante è la progressiva esplosione di un senso di solitudine e disperazione che si ricollega solo in parte alla loro condizione di ex – detenute. Sono due esseri umani che, ritornati da un tempo sospeso, sono costretti a misurare per intero l’estraneità dei loro desideri, sogni e speranze a ciò che offre la società in cui sono ripiombate. Durante alcuni giorni e altrettante notti si confrontano, litigano, si ubriacano, raccontano frottole mettendo in campo un rapporto cementato da profonde incapacità di accettare ed essere accettate da un universo che le respinge, sfrutta, umilia, chiude loro le porte in faccia. Il linguaggio che usano non è esente da parentesi triviali o iraconde ed è una forma di comunicazione basilare, un terreno essenziale su cui si muovono solo pulsioni elementari: la sete, la fame, l’alcol. Non c’è neppure più spazio per il sesso, etero o omo che dir si voglia. Gli stessi corpi delle attrici - infagottati in abiti simili a palandrane o svelati da castigati spogliarelli - riflettono un decadimento generale che rassomiglia a un disfarsi sia del fisico, sia della mente. In questo la regia di Laura Sicignano, funzionale e sottotono quanto serve, asseconda l’immagine di questa tragica quotidianità, aggiungendo allo spettacolo una dose non banale e utilissima di dolore.