Giacomo Leopardi (1798 – 1837) è stato uno dei maggiori letterati dell’ottocento europeo. Poeta, scrittore, saggista, filosofo, studioso d’innumerevoli materie ci ha lasciato alcune fra le più profonde riflessioni sull’animo umano, in particolare su quel senso di solitudine e pessimismo esistenziale che troverà approfondimento e sviluppo in alcuni fra i maggiori artisti del secolo seguente. Lorenzo Costa si è rivolto alla breve vita di questo intellettuale, il cui percorso terreno fu quasi interamente dedicato allo studio ma che era sensibile a richiami umanissimi e sentimentali, per costruire uno spettacolo, Io, Giacomo Leopardi, che muove dall’umanità dolente del personaggio esaltandone la profondità intellettuale anche a costo di mettere in ombre le ombrosità e asprezze di un carattere non facile, a volte iracondo e, persino, violento.
Lo spettacolo assegna allo stesso autore, assieme alla bella e brava Federica Ruggero, il ruolo di due narratori – interpreti che citano la vita del poeta per poi passare a far riviverne i genitori, gli amori, sia la figura del letterato stesso. Il tutto è cadenzato dalla lettura di alcune fra le più belle poesie leopardiane, da L'infinito (1819) ad Alla luna (1820) a La sera del dì festa (1820). Ne nasce uno spettacolo forse non originalissimo ma avvincente e professionalmente alto. Un tipo di teatro in cui spirito divulgativo e sentire personale si saldano in maniera armonica e indissolubile.