La crisi economica che ha colpito il paese ha causato crescenti difficoltà produttive alle compagnie teatrali. Uno dei risultati di questo stato di scarsità di mezzi è stato il moltiplicarsi di quelli che una volta si chiamavano monologhi e ora assumono le dizioni più nobili di one man (o women) show e ridding.
Nella maggior parte dei casi si tratta di attori di prestigio che si presentano soli sul palcoscenico, al massimo con qualche musicista accompagnatore, per sostenere un intero spettacolo. Perché l’operazione abbia esito positivo, sono necessari almeno due ingredienti: un testo robusto e un attore capace di catturare e mantenere a lungo l’attenzione del pubblico. Sono caratteristiche che segnano nettamente Passata è la tempesta? Nuovi lampi di ovvietà, scritto e interpretato da Enrico Bertolino (1960) assieme al musicista Teo Ciavarela. Lo spettacolo cita, già dal titolo, Lampi accecanti di ovvietà (2008) di cui costituisce una sorta di seguito – aggiornamento. E’ una summa di un’arte cabarettistica che non disdegna la miscela fra satira, ironia e moralità sociale. Lo prova l’inserimento, nel mezzo dello spettacolo, di una riflessione sul sacco immobiliare di Genova quale omaggio alle vittime dell’inondazione che ha colpito la città ligure. Oltre a questo, c’è un ampio catalogo di sberleffi a un potere che non di rado è di per sé ridicolo, senza bisogno di altre manipolazioni. In questo l’artista milanese riesce a sviluppare un discorso veramente nazionale e a toccare le corde della sensibilità di un vasto arco di spettatori. Enrico Bertolino ha una biografia ricca e importante non solo sul versante dello spettacolo – si è laureato alla Bocconi e ha lavorato nel campo delle risorse umane – ma ciò che più lo caratterizza è la capacità di catturare l’attenzione del pubblico e di tenerla serrata per quasi due ore.