Edgar Allan Poe (1809 – 1849) è stato uno dei più importanti scrittori dell’ottocento, la sua visione del mondo romantica e, nello stesso tempo, sensibile ai temi della morte e alle atmosfere terrorizzanti, ha originato un intero genere letterario. Vittorio Ciardo ha tratto Quattro volte Ligeia morì da altrettanti racconti di quest’autore: Berenice (1835), Morella (1835), Ligeia (1838), Eleonora (1841), con qualche presa a prestito da Il ritratto ovale (1842), Il cuore rivelatore (1843) e La sepoltura prematura (1844).
Nello spettacolo una sola attrice, Maurizia Grossi, ricopre i ruoli femminili dei racconti in uno spettacolo che intreccia il lavoro poetico e la biografia dell’autore americano. Alla base del tutto c’è l’equazione, non sempre condivisibile, fra la vita e le opere, anche se, in questo caso, va messa in conto l’aurea legata alla breve vista dell’autore, morto alcolizzato a soli quarant’anni. Nel complesso lo spettacolo non appare eccessivamente originale, basato com’è su moduli, registici e recitativi, troppo classici. Un discorso a parte merita la messa in ombra dell’aspetto più nettamente romantico del lavoro del romanziere, rispetto alla focalizzazione delle atmosfere macabre e a quelle orrorifiche, che rapprendano l’aspetto più noto del suo lavoro letterario. Il fatto è che Edgar Allan Poe è stato non solo un autore importante, ma anche uno scrittore complesso e, per certi aspetti, contradditorio, ad esempio nella dicotomia fra amore romantico e pulsione di morte. Una poliedricità che lo spettacolo restituisce solo in parzialmente.