Harold Pinter (1930 – 2008), premio Nobel per la letteratura 2005, è stato uno dei grandi autori del teatro, cinema e televisione britannici del secolo scorso. Genio multiforme ha recitato, scritto, diretto muovendosi in un’area che prende spunto dal teatro dell’assurdo per approdare a testi segnati da un forte impegno politico e sociale. Ritorno a Casa (The homecoming, 1965) appartiene al filone che è stato definito delle commedie di minaccia, testi in cui a un inizio apparentemente del tutto immerso nella normalità, corrisponde uno sviluppo e un finale segnati da note che oscillano fra il grottesco e il folle.
In questo caso sono di scena i tre figli di un ex -macellaio violento e sboccato, suo fratello, raffinato autista con ombre di omosessualità, e la moglie di uno dei rampolli. Teddy è andato via di casa frettolosamente sei anni or sono, subito dopo essersi sposato segretamente con Ruth, ed è emigrato negli Stati Uniti, dove è diventato professore di filosofia. La coppia americana ritorna a casa inaspettata innescando relazioni sempre più aggrovigliate con gli altri personaggi. La storia si chiuderà con la decisione della donna di rimanere in Inghilterra per prostituirsi negli appartamenti di uno dei cognati, accettando di soddisfare, ogni tanto, anche le voglie degli altri membri maschi della famiglia, mentre suo marito se ne ritornerà in America senza troppe proteste. Marco Sciaccaluga prende in mano questo testo con due linee guida: spingere sulla volgarità sboccata degli uomini, una violenza verbale che maschera malamente una sostanziale fragilità emotiva, e capovolgere il senso apparente della vicenda degnando a Ruth il ruolo di vero dominatore della situazione. Non sono i maschi che usano lei e il suo corpo, ma è lei che manovrando i lori desideri controlla la situazione e assume il comando. Una lettura che si potrebbe definire dark femminista in cui è anche possibile scorgere qualche riferimento alle cronache italiane di queste settimane. Il disegno della regia è perfettamente servito da un gruppo di attori formati alla scuola di questo teatro che offrono prestazioni di grande spessore. Una nota di merito particolare va ad Alice Arcuri che dà a Ruth la giusta dose di ambiguità e astuzia.