Armando Curcio (1900 – 1957) è stato un editore - da lui è nata l’Armando Curcio Edizioni - e giornalista e ha scritto anche alcune commedie di ambientazione napoletana, la più nota delle quali è La fortuna con l'effe maiuscola (1942) firmata assieme a Eduardo De Filippo (1900 – 1984). Gli altri suoi testi appartengono al teatro leggero sconfinante nel dialettale e non meritano, francamente, grande attenzione.
Così è anche per I casi sono due (1941) in cui la vicenda di un nobile napoletano ossessionato dalla ricerca del figlio naturale avuto molti anni prima da una cantante, è assunta a puro pretesto per una serie uggiosa di scenette ripetitive, equivoci prevedibili, esibizione di macchiette consunte. Intendiamoci, qualsiasi testo può essere utilizzato per operazioni di reinvenzione, ricerca e innovazioni tali da estrarne i valori profondi o da assumerlo a simbolo di precise epoche. Tuttavia, in questi casi, ciò che conta e che non può mancare, è la proposta originale. Non è il caso si questa edizione firmata, come regia e interpretazione, da Carlo Giuffrè in cui non si va oltre la trita riproposizione di modelli scenici e datate letture. Non fosse per il valore attribuito agli stipendi o per alcune canzoni di Achille Togliani (1924 – 1995), utilizzate come puro vezzo ambientativo (Parlami d'amore Mariù, 1932), non si riuscirebbe a individuale neppure l’epoca in cui la vicenda si svolge. Lo stesso finale in chiave malinconica, con il nobiluomo che rimane solo in poltrona mentre gli altri attori improvvisano un allegro trenino attorno a un cagnolino appena arrivato, non riesce neppure a correggere il tono complessivo da vecchia farsa di maniera.