Enrico Mattei (1906 – 1962) è stato il creatore dell’industria petrolifera italiana attraverso l’ENI. Personaggio complesso e di non facile valutazione, fu uomo d’apparato, partigiano bianco, sponsor delle correnti democristiane di sinistra, imprenditore che non guardava per il sottile ai mezzi necessari per raggiungere i fini che si era proposto. Come petroliere entrò in conflitto con le sette sorelle (la definizione è sua e riguarda le americane Esso, Texaco, Chevron, Gulf Oil, Mobil, l’anglo – olandese Shell e l’inglese BP) che dominavano il mercato imponendo agli acquirenti prezzi da strozzinaggio e pagando cifre bassissime ai governanti, spesso corrotti, dei paesi ricchi di giacimenti. Fu una vera guerra in cui il presidente della società italiana – divenuto petroliere nell’immediato secondo dopoguerra quando fu incaricato dal governo di liquidare l’Agip, ente creato nel 1926 dal fascismo per risolvere i problemi di approvvigionamento petrolifero del paese – impiegò qualsiasi mezzo come il finanziamento e l’armamento dei movimenti di liberazione nazionale – Algeria, Cuba – che si opponevano a regimi sostenuti dagli occidentali.
La sua vita terminò il 27 ottobre 1962 quando il suo aereo esplose per un attentato nel cielo di Bascapè, in Lombardia. Laura Curino e Cesare Vacis hanno dedicato a questa figura complessa uno spettacolo, Il signore del cane nero, storie su Enrico Mattei, che utilizza molte immagini d’epoca e alcune sequenze tratte dal film Il caso Mattei (1972) di Francesco Rosi e interpretato da Gian Maria Volontè. Regista e attrice costruiscono il discorso attorno a un forte parallelo fra la vita dell’industriale e quella di Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975), autore di un libro, Petrolio, rimasto inedito sino al 2005 e da cui è scomparso un capitolo in cui, sembra, si denunciassero i mandanti dell’attentato all’aereo di Enrico Mattei. E’ uno spettacolo avvincente, più ancora di quello che la medesima coppia artistica aveva dedicato ad Adriano Olivetti (1996) e in cui la rabbia per gli scheletri che tuttora il paese cela negli armadi, si sposa all’ammirazione per il coraggio di un uomo che seppe osare, anche oltre il lecito, e che servì gli interessi dello Stato senza arricchirsi o trarne profitto personale. Da non perdere.