Eduardo Scarpetta (1853 – 1925) trasse, nel 1881, Lo scarfalietto da un copione boulevardier: La Boule dei francesi Henri Meilhac e Ludovic Halevy che la scrissero nel 1874. Il famoso attore e comico, ricordato anche per essere il padre naturale dei De Filippo, adattò il testo in un napoletano italianato e ne fece uno dei suoi cavalli di battaglia. Era un’operazione frequente a quei tempi, tanto che lo stesso teatrante dovette fronteggiare, nel 1904, una causa intentatagli da Gabriele D’annunzio (1863 – 1938) per aver fatto la parodia de La figlia di Iorio (1903). Il processo durò un paio d’anni e alla fine Eduardo Scarpetta ne uscì vincitore. Quella della parodia di opere famose è una prassi che negli anni sessanta è ripresa dal cinema italiano di serie B.
Si ricordino, ad esempio, alcuni film di Franco Franchi (Francesco Benenato, 1928 – 1992) e Ciccio Ingrassia (1922 – 2003) come Per un pugno nell'occhio (di Michele Lupo, 1965), Il bello, il brutto, il cretino (di Giovanni Grimaldi, 1967), messe in farsa dei celebri film di Sergio Leone Per un pugno di dollari (1964) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966) o Ultimo tango a Zagarol (di Nando Cicero, 1973) presa in giro di Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci. In altre parole è un tipo di operazione in cui ciò che conta è la bravura e il carisma degli interpreti e non la regia o la struttura del racconto. La stessa cosa vale per l’operazione varata da Geppy Gleijeses, in veste di regista e attore, che ha ripreso in mano il testo scarpettiano trasformandolo in occasione per uno straordinario sfoggio d’arte comica, soprattutto nel secondo tempo interamente incentrato nella seduta in tribunale per discutere la causa che Amalia e Felice, freschi sposi, si sono intentati a vicenda per le reciproche insofferenze e i veri o supposti sgarbi che si fanno ogni giorno. In questa parte la rappresentazione acquista ritmo e la risata si fa più frequente, mentre nella prima si nota qualche affanno e caduta di tono. Ottima la scenografia concepita come un libro dalla cui pagine sgorgano le varie scene.