Franco Branciaroli (1947) è un attore teso ad amplificare il ruolo dell’interprete e a farne il centro dello spettacolo. In questo si può affiancare a mostri sacri come Carmelo Bene e Vittorio Gassman, per la verità più al primo che il secondo perché il suo agire sul palcoscenico tende a sposare la classicità all’innovazione. Così è anche per questo Edipo Re di Sofocle (496 a.C. – 406 a.C.), regia di Antonio Calenda, in cui la tragedia greca, databile fra il 430 e il 420 a.C., è ridotta a spettacolo interpretato solo da uomini e in cui il protagonista recita diverse parti - Edipo, l’indovino Tiresia, la regina Giocasta, un messaggero – semplicemente alternando un abbigliamento novecentesco a una guepiere (sua vecchia passione scenica) quando dà voce – in falsetto – al personaggio femminile. Ne nasce uno spettacolo che punta senza a una lettura psicanalitica – in molti momenti il protagonista recita disteso su un lettino con una comparsa che lo ascolta muta, dando le spalle al pubblico – che attinge, oltre che a Sigmund Freud (1856 – 1939) e al suo complesso di Edipo, al lavoro di Renè Girard sul desiderio mimetico e la teoria del meccanismo del capro espiatorio.
Ne nasce una proposta non esente da qualche ridondanza ma ricca di spunti interessanti e originali. Ne sono esempio le scritte sui praticabili di scena fatte da Edipo mentre narra la sua vicenda o la rivelazione del servo – pastore sulla storia del piccolo principe a lui affidato perché lo uccida (un vaticinio aveva predetto a Laio, re di Tebe, che suo figlio lo avrebbe ucciso e sposato sua moglie e madre del piccolo) che, invece, risparmia l’infante e lo affida a Polibo. Re di Corinto. Dopo qualche anno Edipo uccide, senza sapere chi sia, il proprio padre in una lite, causata da un problema di precedenza e rispetto, al trivio stradale che conduce all’oracolo di Delfi. Giunto a Tebe il giovane Edipo sconfigge la Sfinge, che angariava la città, risolvendo l’indovinello che l’essere mitico poneva a quanti volevano misurarsi con lei (chi è che in primavera ha quattro gambe, in estate ne ha due e in inverno tre? Risposta: l’uomo che quando nasce gattona, quando è adulto marcia eretto, quando è vecchio, deve aiutarsi con un bastone) ed è scelto come re dalla città. Poco dopo una pestilenza colpisce il regno e l’oracolo di Delfi vaticina che i mali finiranno solo quando sarà esiliato chi ha ucciso in vecchio re. Lentamente la storia si compone, Giocasta s’impicca e Edipo si acceca. Questa drammatica vicenda è utilizzata dal regista e dall’attore per un saggio d’interpretazione e introspezione, una performance quasi perfetta in cui, tuttavia, l’arte scenica fa premio sull’indagine psicologica.