Antonio Tarantino (1938), pittore e drammaturgo, è una delle voci più originali del teatro italiano contemporaneo. Buona parte della fama la deve a questi Quattro atti profani, scritti dal 1994 (Stabat mater) e proseguiti con Passione secondo Giovanni, Il Vespro della Beata Vergine e Lustrini. E' un oratorio laico, dai toni proletari e dalla struttura poetica. Vi compaiono marginali, prostitute, omosessuali, pazzi, figure che si muovono in un mare dimmondizia straordinaria la scenografia di Botto & Bruno che mescola materiali deruti, citazioni religiose ironiche (INRI trasformato in INPS), il tutto cadenzato da freddi colori al neon alle prese con problemi come la fame, il freddo, la ,mancanza di un riparo, la voracità di altri miserabili.
E un mosaico degno di grandi poeti della marginalità come Giovanni Testori o Pier Paolo Pasolini, un mondo in cui il sacro si fa vita quotidiana colta allultima stazione del degrado. Anche se un preciso filo rosso collega i quattro momenti del racconto, mirabilmente coniugati dalla ragia di Valter Malosti che è anche fra gli interpreti, un posto di rilievo spetta a Stabat Mater in cui una matura puttana affronta sia lindifferenza di un protettore che lha resa madre, ma non ha riconosciuto il figlio, sia il dramma del rampollo caduto nelle suggestioni del terrorismo. E un brano toccante e di grande forza, che supera solo di qualche linea il dolente calvario di Lustrini in cui un barbone omosessuale muore di freddo avvinghiato a un palo della luce. Nel complesso sono figure che non celano nulla della loro rabbia per esser costretti a esistenze appena superiori a quelle degli esseri umani, relitti che non a caso vedono negli immigrati africani, cui contendono stentati pezzi di pane e putridi angoli di riparo, i primi, più pericolosi avversari.
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