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Inviato da Umberto Rossi
20 Marzo, 2010
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Un assistente sociale, che opera in un centro di ricupero per persone disturbate di mente, ha lidea di guarire due pazienti, un alcolista e un molestatore sessuale, facendo loro interpretare una versione del
Don Chisciotte (El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, 1605 -15) di Miguel de Cervantes Saavedra (1547 1616). Ne nasce uno spettacolo costruito con mezzi poveri e molta fantasia, continuamente intervallato da consigli e raccomandazioni del regista, spesso aperto a un dialogo diretto con gli spettatori.
Il filo conduttore che lega la proposta è un senso di profonda malinconia, non sanata dalla gioiosità della messa in scena. In questo modo lo spettacolo si trasforma in unintelligente miscela fra il gusto di fare teatro e un malessere del vivere che va ben oltre la condizione immaginata degli interpreti. Il regista e attore moravo Bolek Polívka gestisce questa materia con grande abilità coadiuvato da un trio - Carlo Rossi, Piero Lenardon, Valerio Bongiorno, riuniti sotto letichetta Filarmonica Clown che lo asseconda magnificamente sia nella comicità sia nella sottolineatura delle venature malinconiche. E una riflessione sullo scontro fra sogni e realtà che va ben oltre sia la rilettura del testo, sia la radiografia dei rapporti umani e psicologici rappresentati. Uno spettacolo di grande forza o originalità.
valutazione: 1 2 34 5
Titolo originale: Don Chisciotte; produzione: Filarmonica Clown; regia: Bolek Polivka; scene e costumi: Jaroslav Milfajt, Jirì Pfeifer; interpreti: Carlo Rossi (Cesare Vincente nel ruolo di Don Chisciotte della Mancha), Piero Lenardon (Pino Picia nel ruolo di Sancho Panza), Valerio Bongiorno (Franco Zenoni nel ruolo del regista).