A Piacenza decidono che ne hanno a sufficienza, lasciano la bicicletta, si caricano dei bagagli e prendono il terno. Giusto in tempo per essere fra le vittime della bomba che devasta la stazione di Bologna alle 10 e 25 del 2 agosto. Il testo scritto e interpretato da Stefano Dell’Accio e Toni Mazzara è in scena sin dal lontano 2001 e ha riportato un grande successo su cui ha influito anche lo spirito di denuncia antifascista che lo anima. A distanza di tempo è possibile osservarlo con sguardo più distaccato e notare, ad esempio, come il passaggio dalla risata, la prima parte, al dramma, la litigata in cui emergono rimorsi e falsità sino alla citazione della tragedia, avvenga in maniera troppo brusca, senza le necessarie graduazioni drammaturgiche. Sembra di assistere a due testi diversi, un prima quasi farsesco con lo studente che, essendo seduto dietro, spesso lascia all’altro la fatica del pedalare, e un dopo in cui dominano i sensi di colpa e si fa cupa l’ombra del dramma incipiente. E’ una frattura che compromette in parte l’esito dell’intera proposta che, così com’è, appare più una generosa testimonianza che non un’opera compita e memorabile.
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