E un discorrere che non consente varchi e deborda impetuoso come un fiume in piena senza argini o digressioni. Un racconto che colpisce lo spettatore e quasi lo priva della possibilità di applaudire, come se i drammi che sta ascoltando non consentissero distacchi estetici ma solo tramortimenti morali. Ne nasce un quadro teso e drammatico in cui gli episodi raccontatati dai bimbi arsi vivi a Livorno, allassedio del campo di Opera, alla grande festa gitana di Saintes-Marie-de-la-Mer, al furto di bimbi jenisch da parte della Pro Jventute svizzera perdono il carattere di fatti specifici, per trasformarsi nelle tessere di un vasto affresco dintolleranza e ferocia. Sembra quasi che le persecuzioni hitleriane non siano mai finite e continuino nei nostri giorni sotto i beceri travestimenti di organizzazioni razziste come la Lega Nord o in modo più terribilmente banale, sotto forma dindifferenza mascherata da buon senso piccolo borghese. Pino Petruzzelli ha il merito, oltre allalto valore artistico del suo lavoro, di metterci davanti agli occhi le nostre responsabilità di gente perbene nei confronti di un popolo troppo spesso e ingiustamente preso ad esempio di ruberie e sporcizia.
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