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Sangue ···· Sangue ···· Hot

Sangue ····
Gilles de Montmorency-Laval barone di Rais, detto Barbablù (1404 – 1440) è una delle figure più enigmatiche e complesse della storia di Francia. Nei trentasei anni che ha vissuto, è stato un militare di valore che ha combattuto con Giovanna D’Arco (1412 – 1431) contro gli inglesi nel vittorioso assedio d’Orléans (1428-29), imponendosi come uno degli autori dell’ascesa al trono di Carlo VII. Nella parte finale della sua vita ha accumulato e sperperato un immenso patrimonio, soprattutto per ingaggiare occultisti e rincorrere il mito della pietra filosofale. La sua triste fama è legata all’uccisione, la tortura e lo stupro di un numero imprecisato di ragazze e ragazzi - da 80 a oltre mille – fatti rapire o comprati dai genitori poverissimi e sacrificati a un mitico demone, Barron, che avrebbe dovuto conferirgli potere e ricchezza.

Il tentativo di rapimento di un chierico, Jean Le Ferron, segnò la sua rovina. Imprigionato dagli armigeri del vescovo di Nantes, confessò i sui delitti sotto minaccia di tortura. Condannato a morte fu prima impiccato, poi arso assieme ai complici, Henriet Griart e Étienne Poitou Corillaut, il 26 ottobre 1640 sulla piazza di Machecoul. Questo personaggio ha affascinato numerosi artisti che gli hanno dedicato libri, poemi, film e drammi, come ha ricordato il critico Sandro Avanzo prima dello spettacolo Sangue di Laura Sicignano (anche regia) e Alessandra Vannucci. La scena, spoglia e contornata da un numero ristretto di spettatori, richiama la cella in cui è rinchiuso quest’assassino seriale ante litteram nell’ultima notte della sua vita. Gli è compagna una serva che, in un continuo delirio, il morituro immagina essere ora, una donna comune, ora una rediviva Giovanna D’Arco. Un periodare che alterna il terrore per l’imminente supplizio a sparate oratorie e vanagloriose, riferimenti alle oscure trame che si nasconderebbero dietro il processo a sogni occultisti. Le autrici non scelgono una strada precisa di condanna (un mostro che gode a straziare giovinetti e giovinette) o assoluzione (Gilles vittima del potere della Chiesa), ma tendono a ricostruire il fascino di un vaneggiamento in cui s’incrociano orrore e pietà, follia e razionalità politica. E una proposta affascinante e che offre più stimoli alla riflessione e all’approfondimento che non certezze precostituite. Un lavoro che trova nella prestazione di Roberto Serpi e, soprattutto, in quella di Simona Fasano due punti altissimi di recitazione e interpretazione.

valutazione: 1 2 3 4 5

Produzione: Teatro Cargo: ideazione e regia: Laura Sicignano; drammaturgia: Laura Sicignano e Alessandra Vannucci; scene: Laura Benzi; costumi: Bruno Cereseto; luci e musiche: Enzo Monteverde; interpreti: Roberto Serpi, Simona Fasano.

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