Se la sorella gli dice, più per compiacerlo che per altro, che trova piacevole il padrone di casa, lui propaga subito la voce che i due stanno per sposarsi; se un amico è in rotta con il fratello e afferma che solo dopo morto, si riconcilierà con lui, eccolo spedire telegrammi che annunciano la sua scomparsa. La miscela fra riso e tristezza è, qui come in quasi tutta lopera di Eduardo, la chiave per il pieno sfruttamento artistico del suo lavoro. E in questo mancato equilibrio che sindividua il punto meno riuscito della riproposizione da parte di Geppy Gleijeses (1954), nel senso che lattore e regista napoletano punta quasi tutto sulla farsa, mettendo abbondantemente da parte gli aspetti malinconici dellopera. Solo nel finale, segnato da un marcato ritorno alla follia e unimminente riapertura delle porte del manicomio, sintravvede qualche sprazzo di riflessione pessimista sullirrazionalità del vivere. Questa scelta essenziale rende piacevole lo spettacolo che assume, a tratti, momenti davvero esilaranti, ma lo priva di buona parte del suo spessore. Al fianco del regista e attore, il figlio Lorenzo che dimostra di essere bene avviato sulla strada di una comicità stralunata e molto ginnica, ma non priva di qualche tono eccessivo.
valutazione: 1 23 4 5