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Sonja ···· Sonja ···· Hot

Sonja ····

 

Proseguono al Teatro della Tosse gli appuntamenti internazionali, con una produzione del Nuovo Teatro di Riga di Alvis Hermanis, regista lituano tra i più interessanti sulla scena europea, il cui lavoro è stato consacrato da prestigiosi premi. Lo spettacolo presentato alla Tosse è tratto da un racconto della scrittrice Tatjana Tolstaja, che Hermanis ha adattato per il teatro, realizzando una messinscena in cui all'iperrealismo si affianca l'illusione onirica. Sulla scena, è ricostruito nei dettagli un appartamento modesto, ma ordinato e provvisto di qualsiasi necessità. Il palco accoglie, infatti, una camera da letto, un salotto e una cucina, in cui non manca proprio nulla: letto, guardaroba, console con specchiera, credenza, tavolo, fornelli, pensili, e ancora stoviglie, catini, teglie e così via.

In questa piccola abitazione irrompono due ladri col viso coperto da una calza di nylon e iniziano a frugare. Improvvisamente, però, i malviventi si distraggono, mangiano, si mettono comodi, trovano un vecchio album di fotografie, quindi si azzuffano sul letto. Di fronte a un pubblico incredulo, uno dei due attori (Gundars Abolins) si spoglia e veste gli abiti di una donna: sottoveste, camicia da notte, calze, parrucca con bigodini. Nello spettacolo, fin a questo punto muto, irrompe una voce: “ C'era una persona e adesso non c'è più. Ne è rimasto solo il nome: Sonja”. Si tratta dell'altro attore (Jevgenijs Isajevs) che dà voce alla Tolstaja, iniziando a raccontare la storia di Sonja. L'interprete osserva con sguardo divertito la “stupida” Sonja e racconta imbarazzanti episodi di cui si è resa protagonista. La vicenda è ambientata tra gli anni '30 e '40 del '900 a Leningrado e s'interrompe bruscamente durante l'assedio tedesco, che ha distrutto la città nel 1941. Girano dischi dell'epoca nel vecchio grammofono inglese, mentre Sonja si aggira nell'abitazione,  prepara una torta, si trucca e si profuma. Il narratore racconta il terribile scherzo con cui un'amica (Ada) fece illudere Sonja di essere amata, nonostante la sua stupidità e la sua goffagine: diede inizio a un fitto scambio epostolare, in cui si fingeva un tale Nikolaj, uomo sposato, che si diceva perdutamente innamorato di lei. Nessun testimone della vicenda è sopravvissuto per raccontare la storia di Sonja, di cui però parla l'appartamento, che riporta magicamente in vita la sua abitante. Alla fine dello spettacolo l'illusione lascia spazio alla realtà e lo spettatore torna a vedere i ladri che saccheggiano la casa. Uno dei due riempie una sacca con le lettere d'amore tra Sonja e Nikolai, ancora conservate nella credenza. Sonja è uno spettacolo poetico ed emozionante, in cui la gestualità ha un ruolo fondamentale nella realizzazione della messinscena, concepita su un tessuto drammaturgico di stampo narrativo. Gli spettatori non riescono a distogliere lo sguardo dai movimenti vellutati della protagonista, di cui ascoltano affascinati e coinvolti la storia. La palese stupidità di Sonja la relega ai margini della società, ma la sua ingenua bontà la induce a fidarsi senza indugi degli amici. La delicata ironia dello spettacolo si esprime nelle azioni di Gundars Abolins, nella sua gestualità e nell'incredibile espressività del suo volto. Queste caratteristiche, insieme alla portentosa fisicità dell'attore, sono indispensabili per la buona riuscita di una rappresentazione che è quasi muta, se non fosse per gli interventi narrativi di Jevgenijs Isajevs, che accompagnano, quasi fossero didascalie, le nitide immagini che si concretizzano sulla scena. Lo stesso  Isajevs non osserva passivamente i movimenti di Sonja, ma li segue, in un'interazione a distanza che genera un continuo scambio tra realtà e finzione, tra presente e passato. Le azioni si svolgono nell'unità di luogo dell'appartamento e nell'unità di tempo di una giornata, benché il racconto ci parli, in realtà, di una vicenda che si sviluppa attraverso una decina d'anni. Persuasi dalla veridicità degli oggetti presenti sulla scena, così, gli spettatori osservano la donna portare a compimento una serie di attività legate alla sua routine quotidiana, diventando così involontari e attenti voyeur. La triste storia della Tolstaja, ricca di personaggi e attenta all'analisi intima della loro psiche, richiama da vicino molta letteratura drammaturgica e narrativa russa dell'800 e del '900. Il racconto ci parla di un amore profondo e sincero, basato su un'illusione, generata, a sua volta, da una vera propria messinscena, di cui Ada è sceneggiatrice, nonché regista.

valutazione: 1 2 3 4 5

Titolo originale: Sonja; testo: Tatjana Tolstaja ; regia: Alvis Hermanis ; interpreti: Gundars Abolins, Jevgenijs Isajevs; scena e costumi: Kristine Jurjane; musiche: Andris Jarans; luci: Krišjanis Strazdits.

  • http://www.teatrodellatosse.it

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