Stampa
PDF
 

An oak tree ·· An oak tree ·· Hot

An oak tree ··

An oak tree (La quercia) è uno spettacolo scritto e ideato dall'autore e attore inglese Tim Crouch, tradotto in italiano da Luca Scarlini e messo in scena dall'Accademia degli Artefatti. Si tratta di una realizzazione inusuale, volta a indagare sul significato dell'arte sul filo tra la realtà e la finzione. Accanto a un attore che conduce l'azione si affianca, a ogni replica, un interprete diverso che non conosce il copione. A Genova, al Teatro della Tosse, si sono alternati in questo ruolo Pietro Fabbri, Simonetta Guarino, Enrico Campanati e Adolfo Margiotta. Il testo racconta di un ipnotizzatore e del suo spettacolo, in cui vine coinvolto il pubblico presente in sala e, in particolare, un uomo, che non è altro che lo stesso attore ignaro della trama. Per le esigenze dettate dall'esperimento, la compagnia chiede di non svelare troppo dettagliatamente il plot della rappresentazione, al fine di garantire la riuscita dello spettacolo. La molteplicità di sfumature che acquista di volta in volta la messinscena è assicurata anche dall'alternanza sul palco di tre attori diversi della compagnia nel ruolo dell'ipnotizzatore. Ogni sera, è così uno spettacolo nuovo quello che si realizza sul palcoscenico, benché vincolato a un copione definito nei dettagli.

L'ultima replica genovese ha visto sul palco Gabriele Benedetti affiancato da Adolfo Margiotta. All'inizio della rappresentazione, con ancora le luci accese sulla platea, Benedetti consegna a Margiotta il copione e gli descrive il suo personaggio. L'aspetto, l'abbigliamento, i tic, il lavoro e la famiglia: nulla è trascurato nella spiegazione per rendere l'attore più consapevole del ruolo che andrà a svolgere. Gli spettatori hanno qualche brivido quando l'ipnotizzatore si aggira in platea con il pretesto di chiamare volontari per il suo spettacolo, ma solo l'attore ignaro calcherà il palco, interpretando anche gli altri personaggi coinvolti nello show di ipnosi. Quando inizia l'esibizione, le luci si spengono e la rappresentazione si avvia con Benedetti che, scena dopo scena, dà istruzioni a Margiotta, alternando continuamente trama e improvvisazione, finzione e realtà. Il pubblico però è spaesato nel tentare di capire cosa effettivamente sia parte dello spettacolo preconfezionato e quali elementi invece si realizzino nell'happening. Margiotta dissimula l'imbarazzo ripiegando sull'ironia, ma la vicenda improvvisamente si riempie di angoscia e la comicità si evolve in humour nero, se non in tragedia, quando viene svelata una realtà inquietante che riguarda entrambi i protagonisti. La finzione scenica è però bruscamente interrotta da Benedetti che, abbandonati i panni del suo personaggio, veste ancora una volta quelli dell'attore e torna a comunicare con il compagno di scena. Si determina così un distacco consapevole che distoglie brutalmente lo spettatore dalla messinscena, impedendogli di lasciarsi coinvolgere dalla vicenda rappresentata. Margiotta, bravo nelle improvvisate comiche, caratterizzate dal suo personalissimo modo di esprimersi, è più in difficoltà quando lo spettacolo evolve e si trova costretto a interpretare un ruolo di prosa. Si ha infatti l'impressione che, nonostante l'idea dell'attore ignaro sia buona, non sia tuttavia supportata da un impianto drammaturgico adatto a garantire la libertà di azione dell'interprete chiamato in causa. Lo stesso Benedetti non sembra del tutto a suo agio quando suggerisce la parte e tenta di coinvolgere Margiotta nello spettacolo.

valutazione: 1 2 3 4 5

Testo: Tim Crouch  Traduzione: Luca Scarlini  Regia: Fabrizio Arcuri  Interpreti: si alternano nelle repliche Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Pieraldo Girotto e ad ogni replica un attore ignaro del copione  Paesaggi sonori Dj Rasnoiz  Cura degli ambienti: Diego Labonia

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews