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Esuli ··· Esuli ··· Hot

Esuli ···
Prosegue il percorso nella letteratura del '900 del Teatro Stabile di Genova, che ha scelto di dedicare al secolo passato il cartellone della stagione in corso. La nuova produzione del teatro genovese rappresenta una parentesi drammaturgica nell'attività di James Joyce. Esuli (Exiles) è, infatti, l'unico testo per il teatro pubblicato dall'autore irlandese, che pure tanto interesse nutriva per il genere. A questo proposito, è provata la sua passione per Ibsen, a cui, in età giovanile, Joyce aveva anche dedicato un articolo (Ibsen's new Drama, 1900), pubblicato nella più qualificata rivista letteraria inglese (Fortnightly Review). Le critiche al teatro irlandese contemporaneo andavano di pari passo, in Joyce, con la necessità di farsi promotore di una nuova drammaturgia, che s'ispirasse a quella continentale e, in particolare, a quella dell'autore norvegese. Dopo avere scritto due drammi da lui stesso distrutti, però, Joyce abbandonò la letteratura teatrale e passò alla narrativa con i risultati a tutti ben noti. Esuli, pubblicato e messo in scena nel 1918, restò quindi un episodio isolato all'interno della sua opera.

Il testo di Joyce risente, pertanto, dell'influenza di Ibsen: i personaggi sono pochi (solo quattro principali e due secondari), sono quasi sempre sulla scena in due, si affidano più al pensiero che all'azione. Inoltre, il protagonista è una figura estremamente complessa, in conflitto con se stesso e con il mondo che lo circonda, nonché influenzato negativamente dal passato, in cui trova motivi di attrito con il presente. In questo personaggio si notano, in realtà, molti elementi autobiografici, se si compara la trama del dramma con la vita di Joyce degli stessi anni in cui è ambientata la vicenda. Il protagonista è, infatti, lo scrittore irlandese Richard Rowan, che (come Joyce) torna in patria nel 1912, dopo un lungo soggiorno in Italia con la moglie Bertha e il figlio. Nella villa nei pressi di Dublino in cui vive, la coppia incontra vecchi amici, tra cui il giornalista Robert Hand, compagno d'infanzia del protagonista, e la cugina di quest'ultimo Beatrice. Avvedutosi dei sentimenti che Robert prova nei confronti di Bertha, Richard la spinge tra le braccia dell'amico. La donna non capisce le ragioni del gesto, ma obbedisce alla volontà del marito. Inoltre, Beatrice è innamorata di Richard, il quale sembra ricambiare. La trama si articola, quindi, intorno al tema dell'adulterio e del triangolo amoroso. La passione e la gelosia sfociano nel masochismo e mettono in evidenza l'impossibilità di amare in totale libertà. È probabile che la trama del dramma sia stata ispirata a Joyce da un episodio realmente accaduto e che lo ha portato a dubitare nella sincerità dell'amore della compagna Nora nei suoi confronti: al rientro in Irlanda nel 1909, lo scrittore incontrò un vecchio amico che millantò di avere avuto una relazione con Nora. Questa rivelazione gettò Joyce in uno stato di profonda frustrazione, che volse in creazione narrativa. Come sottolinea lo stesso Sciaccaluga, regista dello spettacolo, a differenza di quanto accade nella drammaturgia ibseninana, il finale di Esuli non ha nulla di liberatorio: nel presente si ripercuotono irrimediabilmente le pulsioni scatenate da eventi passati. Così, le elucubrazioni di Richard, invece di portare a un esito risolutivo, sfiniscono il protagonista e lasciano il finale aperto all'immaginazione dello spettatore. Fedele al testo di Joyce, Sciaccaluga conduce una regia diligente, ma con alcuni limiti: i dialoghi si protraggono lungamente senza grandi slanci e imprimono un senso generale di monotonia alla messinscena. La rappresentazione risente anche di una scenografia troppo descrittiva, in cui vengono riprodotti due interni borghesi: se nel cottage di Robert un pianoforte domina la scena, la dimora dei Rowan è invece minuziosamente raffigurata. Si tratta di una scelta che non aiuta a dare il giusto risalto all'universalità dei temi affrontati nel dramma. La musica del pianoforte, degli archi e dei clarinetti contribuisce a delineare un'atmosfera malinconica. In generale, la messinscena è caratterizzata dall'assenza di guizzi creativi, che influenza anche l'interpretazione dei pur bravi attori della compagnia, tutti provenienti dalla scuola di recitazione dello Stabile. Una ragione dei limiti della regia di Sciaccaluga può, tuttavia, essere rintracciata proprio nel testo, in cui si rappresenta una realtà, quella dell'adulterio, che, se ai tempi di Joyce risultava lontana dalla morale comune, oggi ha perso la carica ideologica ed emotiva che aveva allora.

valutazione: 1 2 3 4 5

Testo: James Joyce (titolo originale: Exiles); regia: Marco Sciaccaluga; interpreti: Lisa Galantini, Antonio Zavatteri, Aldo Ottobrino, Barbara Moselli, Federica Granata e Giacomo Costella; scene e costumi : Catherine Rankl ; musiche originali: Andrea Nicolini; luci: Sandro Sussi

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