Stefano Benni (1947) è il maggiore rappresentante di quel raccontare moderno che tiene assieme ironia e dramma, malinconia e impegno politico. I suoi libri e i sui testi teatrali coniugano un linguaggio letterariamente alto a unghiate precise sugli orrori, morali e materiali, che segnano la nostra società. E così anche in questo La misteriosa scomparsa di W in cui una straordinaria Ambra Angiolini si conferma attrice di razza con un monologo in cui declina la vita, dalla nascita alla rassegnazione, di una donna costantemente alla ricerca della parte che ha perduto e senza la quale non può vivere.
V, questo il nome della protagonista, vede la luce nella gioia, la sua comparsa su questa terra è persino causa di prodigi (in quellattimo miracoloso a tutti i parenti ricrebbero i capelli...), ma subito dopo inizia un percorso nel dolore e nella privazione sintetizzato da genitori insensibili, un fidanzato egoista e unamica pettegola e maligna. E un itinerario utile a tracciare un vasto affresco dellincattivimento di una società che si è fatta terra di scontro di tutti contro tutti, un panorama triste e orribile in cui non sembra vi sia più spazio per il sentimento o per la semplice comprensione verso gli altri. Giorgio Gallione, in veste di regista, interpreta assai bene lumore profondo del testo, facendo muovere Ambra Angiolini in una scenografia, di Guido Fiorato, marcata da un bianco abbacinante e da fredde luci al neon che, nel finale diventano una sorta di abito prigione per lattrice. E un mondo gelido e privo di colore lunica nota viva sono i coriandoli rossi che piovono dallalto del palcoscenico in cui non cè più spazio per il pulsare della vita, ma solo la nostalgia per il ricordo di quel primo, rapido, unico e perduto momento di gioia colto allatto della nascita.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Stefano Benni; regia: Giorgio Gallione; scene e costumi: Guido Fiorato; musiche: Paolo Silvestri; luci: Aldo Mantovani; interprete: Ambra Angiolini.