Luigi Pirandello (1867 1936) scrisse il copione de Il piacere dell'onestà partendo dalla sua novella Tirocinio (1905). Lopera fu rappresenta per la prima volta al Teatro Carignano di Torino, nel 1917, dalla compagnia di Ruggero Ruggeri. Come in Pensaci Giacomino (1917) e Ma non è una cosa seria (1918), entrambe ispirate a precedenti lavori letterari dello scrittore siciliano, vi domina il tema del falso matrimonio. Qui è lo squattrinato e semifallito Angelo Baldovino a essere ingaggiato dal nobile Fabio Colli per coprire la gravidanza della giovane amante Agata Renni, da lui messa incinta e che non può sposare essendo già ammogliato con una donna che lo ha tradito e abbandonato.
Il paravento si rivelerà ben presto un ostacolo per coloro che lhanno ingaggiato: preso nel ruolo che gli è stato affidato di uomo onesto, svelerà piccole e grandi ipocrisie, smaschererà trame volte a farlo passare per ladro, si guadagnerà la stima e (forse) laffetto della sposa per forma. Il copione ottenne lapprezzamento di Antonio Gramsci, allora in veste di critico teatrale, che scrisse: c'è nella commedia uno sforzo di pensiero astratto che tende a concretarsi sempre in rappresentazione ( ). Fabio Grossi, mettendo mano a questo testo, lha rimaneggiato nel linguaggio, ammorbidendo non pochi pirandellismi, e ristrutturato passando dai canonici tre atti a due parti e un intermezzo che dovrebbe funzionare come chiave di lettura dellintera operazione. Un approccio volto a mettere in luce come la vera onestà sia oggi una forma di diversità e, come tale, destinata a essere espulsa dalla società borghese. Loperazione riesce solo in parte, poiché la violazione del testo è parziale e la lettura che ne deriva appare bloccata in mezzo al guado: non troppo originale, né apertamente filologica. Si aggiunga un cast che, escluso il sempre straordinario Leo Gullotta, si mostra notevolmente di sotto gli intenti della regia e si avranno tutti gli elementi di un bilancio positivo ma monco.
valutazione: 1 23 4 5
Produzione: Teatro Eliseo; regia: Fabio Grossi; scene e costumi: Luigi Perego; musiche: Germano Mazzocchetti; luci: Valerio Tiberi; interpreti: Leo Gullotta, Martino Duane, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Valentina Beotti, Antonio Fermi, Federico Mancini, Vincenzo Versari.