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TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019 TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019 Hot

TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019
Autore
Vari
Regia
Interpreti
Vari
Compagnia
Varie

                     TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019


Si è appena conclusa al Teatro della Tosse di Genova la seconda Tappa di Selezione del premio dedicato ai nuovi linguaggi per la ricerca e per l’inclusione sociale, promossa dall’Associazione Scenario e realizzata con il contributo del Ministero per la cultura e lo spettacolo. Una manifestazione nata nel 1987 con lo scopo di promuovere e valorizzare la creazione teatrale con particolare riferimento alle esperienze di nuova drammaturgia portate avanti dai giovani artisti, in questa mission ha trovato una perfetta alleanza con quanto dal 1975 anima le stagioni della Tosse che in Liguria condivide col Teatro Nazionale di Genova il riconoscimento ministeriale di Teatro di Rilevante Interesse Culturale (TRIC).

Con questa edizione si è inaugurata una sezione del Premio, intitolata Premio Scenario Periferie, rivolto a progetti teatrali incentrati su tematiche inerenti all’interculturalità, la marginalità e l’inclusione sociale, con lo scopo di promuovere esperienze che rappresentino un antidoto al disagio delle periferie, intese non solo come margini urbani, ma, più ampiamente, come margini sociali, economici, ambientali e culturali. I 120 progetti giunti si sono ridotti a 42 semifinalisti presentati in due tappe, una a Napoli, ospitata dal Teatro Bellini, e una Genova in cartellone al Teatro della Tosse. La giuria era composta da 20 soci dell’Associazione Scenario e da due membri esterni: Diego Dalla Via (drammaturgo e attore) e Daniele Del Pozzo (direttore del Gender Bender Festival). L’atmosfera che si è vissuta nei tre giorni dal 28 al 30 aprile è stata davvero emozionante e dimostra la buona salute del Teatro, soprattutto quello giovanile, con attori e registi entusiasti che, terminate le loro esibizioni (i lavori erano tutti di un massimo di 20 minuti), andavano a vedere i lavori dei colleghi, spesso amici. Il file rouge tra le tante proposte è stato la professionalità di tutti e la capacità di portare avanti in pochi minuti un progetto con caratteristiche atte a divenire drammaturgia e reali testi teatrali. Difficile dire chi siano stati i migliori tra chi già in grado di spiccare il volo verso il Teatro professionale e chi abbia bisogno di ulteriore maturazione: l’entusiasmo riesce a far dimenticare eventuali carenze sia recitative che di regia. Alcune compagnie sono appena formate e fanno direttamente riferimento al nome del regista e/o dell’attore: sono embrioni di una struttura più complessa, ma non per questo meno interessante.
Compagnia Les Moustaches propone La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza racconta di un giovane obeso che sogna di abbandonare la campagna per andare a Milano e poter danzare. Si presenta in tutù, ballerine ai piedi e parla col fratello ed il padre (magrissimi) un linguaggio inventato, poetico e ironico nel suo impasto di dialetti. Si occupa di marginalità, di disagio sociale ma anche di sogni per un futuro migliore
Collectif Corps Citoyen mette in scena LORO - sono come tu mi vuoi scritto ed interpretato dal tunisino Rabii Brahim. È la cronaca di un provino di un attore preparato a livello teatrale e cinematografico (mima i dialoghi di un western) che a causa delle sue origini non riesce ad essere scelto quale protagonista, nemmeno come comprimario: lo accettano solo quando canta brani tradizionali dell’Africa. È molto ironico, ma il dramma del razzismo è ben presente.
Andrea Rampazzo coinvolge il pubblico in ZTL - Zona a Traffico Limitato, performance dall’esteriorità di un intrattenimento da villaggio turistico – un gioco con voce e gesti, poi l’utilizzo di enormi fogli che coprono il palcoscenico man mano ridotti e su cui gli spettatori devono trovare uno spazio – che può essere letto come spostamenti globali delle persone verso zone sempre più abitate dove è più difficile trovare uno spazio per tutti.
Collettivo Bragora ha scelto quale testo In Campo, un monologo di un atleta che continua ad allenarsi duramente su di un campetto di basket: non più giovane, sa che per lui sarà impossibile divenire giocatore di livello, ma abbandonare quella vita di sacrifici sarebbe come ammettere la sconfitta.
Domesticalchimia e La banca dei sogni è un working in progress che indaga sull’attività onirica ascoltando i sogni (o l’assenza di essi) dall’età infantile alla senilità. Il valore scientifico è interessante ma non sempre la drammatizzazione riesce a coinvolgere.
Carolina Cametti col suo Bob Rapsody vaglia le relazioni umane al giorno d’oggi coi rapporti familiari, con gli altri con Internet ipotizzando quali possono essere gli sviluppi. Bene interpretato, non sempre ha una scrittura interessante.
Serena Guardone racconta attraverso Mezzo chilo un disturbo del comportamento alimentare di cui dice con un certo distacco. È un monologo affascinante che fa pensare, soprattutto sul limite, se esiste, tra spettacolo e privato per chi racconta qualcosa di autobiografico.
Usine Baug Teatre ci fa immergere nel sociale con Calcinacci in un tema sempre più attuale, causa anche guerre sanguinarie; si parla della frontiera tra stati ma anche di una dogana, un confine, una divisione tra due giardini, l’impossibilità di entrare in certi luoghi: tutte scelte quasi sempre accettate, ma di cui in realtà non si vede una effettiva logica. Bello e da sviluppare ancora meglio.
Guinea Pigs si occupa dei #nuovipoveri presentati all’inizio con precisi dati forniti dall’Istat, ma subito dopo attraverso sei personaggi non classificabili usando questi parametri perché si sentono ricchi della loro cultura, dell’intelligenza, dei rapporti umani. Unendo momenti di verità con altri di completa finzione si cerca di dimostrare che ogni cosa può e deve essere vista da vari punti di vista: bello e interessante
Sa.Ma con Ci sveglieranno all’alba ci porta in un tempo e luogo non precisato in cui prima e dopo la storia principale è accaduto qualcosa di importante. I due protagonisti attendono e temono qualcosa, sono in tensione per urla che echeggiano, ci sono colpi che sembrano boati: ma loro non agiscono e nel non fare sta la tensione di un immobilismo che crea disagio. Bella come idea, attende uno sviluppo meglio definito.
Il duo Favaro-Bandini ha pensato ad un testo, Una Vera Tragedia, con le vere caratteristiche del thriller e uno sviluppo classico che già così potrebbe essere portato sul palcoscenico. Una tavola imbandita con eleganza fa pensare che i due coniugi attendano l’arrivo di un ospite importante, e così è: con loro cenerà l’amato figlio. L’attesa, l’arrivo, la sorpresa finale, uno sviluppo in cui nulla è come sembra. Con un pizzico di nonsense e buona conoscenza del linguaggio teatrale, ci si diverte in maniera convinta, anche se spesso la tragedia incombe su ogni cosa.
Michele Pagliaroni con Oppio ci fa ricordare la cantante Sibilla, prodotta da Franco Battiato, che partecipò al Festival di Sanremo del 1983 ma venne subito eliminata probabilmente per via di un grave e misterioso problema tecnico della base musicale che pregiudicò la sua esibizione. Da qui fa un excursus su parte della storia della televisione: bello ma da rielaborare nella parte drammaturgica.
ORTIKA, Massari, Osella con Estinzione creano un’opera ecologica che racconta di una civiltà ormai estinta o quasi. Di grande impatto visivo ed emotivo, si avvale anche di una scenografia originale che crea panico e disagio, composta dai resti di un mondo in disfacimento, sommersa da spazzatura che giunge da ogni dove che rischia di soffocare i sopravvissuti. Forse uno dei migliori lavori visti in questa intensa tre giorni di Teatro.
Alessandro Gallo e Caracò teatro propongono L’inganno, un monologo dal taglio autobiografico giocato con ironia ma anche rabbia e dolore in cui parla di Napoli città amata ma di cui conosce tutte le sfaccettature anche negative. Denuncia le Mafie ma è limitato da tre figure simboliche che vorrebbero farlo tacere. Bello l’uso di specchi che creano giochi visivi interessanti
Agnese Fois e Noemi Medas hanno inserito in All you can eat quanto è emerso da un loro percorso di un anno nel reparto di Neuropsichiatria infantile di Cagliari e si occupa della bulimia attraverso un'adolescente che ne è soggetta e che ci racconta le sue sensazioni. Di primo acchito il tono quasi allegro abbassa la guardia dello spettatore che ben presto si trova ad essere coinvolto nel dramma esistenziale della diversità.
Federico Gagliardi ha messo in scena ORPHEUS - partitura scenica per corpi morti rileggendo in modo interessante una storia d’amore nota a tutti. Qui Orfeo è davanti ad un grande dilemma: è davvero disposto ad andare nell’Aldilà per recuperare l’amata rischiando non poco? Bene sviluppato ed interessante.
Vilabertran con Charlie ha prodotto uno spettacolo in cui la base è quella falsità che ci costringere a comportarci in una certa maniera per piacere, per essere accettati. Un rapporto tra due persone, atmosfere da carcere, momenti di incomprensione, temi difficili con uno sviluppo coinvolgente.
Francesco Alberici ha pensato, scritto, diretto e interpretato un testo psicologicamente molto interessante, in cui si valuta la possibilità di creare un’opera autobiografica basata sui propri drammi che possa diventare un testo teatrale. È possibile ogni sera rivivere i propri fantasmi che, in questa maniera, sono difficili da affrontare con serenità? Risposta difficile in una drammaturgia molto interessante
Bolognaprocess propone con Anticorpi - sulla necessità dello sguardo un approfondimento sul malessere dell’Europa, sul timore dell’emigrante che ‘invade’ il Paese dove arriva, sui giovani che sempre più sembrano chiusi nei confronti di un futuro di rinnovamento. Per fornire l’impressione di essere di fronte ad uno studio plurinazionalistico, i tre attori parlano in italiano, francese e greco: buona l’idea, non sempre convincente il risultato finale.
Le tre giornate sono state chiuse dalla compagnia di Alessandro Padovani che con Nel ventre della balena vuole denunciare la mancanza di coraggio delle persone che dentro alla balena si sentono protetti. Buona la drammaturgia che riesce a dimostrare la tesi del desiderio di non rischiare, di non prendersi responsabilità.
La finale del Premio si svolgerà a Bologna nell’ambito della seconda edizione di Scenario Festival dal 3 al 5 luglio.

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TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019
TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019

opinioni autore

 
TEATRO DELLA TOSSE – 17ª edizione PREMIO SCENARIO 2019 2019-05-03 09:08:43 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    03 Mag, 2019
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