Prometeo incatenato è una tragedia databile attorno al 460 a.C. e attribuibile a Eschilo, quello fra i grandi tragici grechi, più sensibile alle ragioni della politica. Da questo testo Massimo Luconi ha diretto e adattato Prometeo, utilizzando il solo dei tre testi eschilei giunti sono a noi con protagonista il titano che dona il fuoco agli uomini contro la volontà del primo fra gli dei, Zeus, e da questo viene punito incatenandolo ad una roccia esposto alla furia degli elementi e al martirio degli uccelli che gli rodono il fegato.
Per lui la morte sarebbe un beneficio che non riesce mai a ottenere. Una serie di messaggeri del capo degli dei si reca a visitarlo per cercare di indurlo a chiedere perdono al re dell’Olimpo e sottomettersi al suo volere. Tutto inutile, in quanto il prigioniero rifiuta ogni compromesso e continua nella sfida al divino tiranno. Partendo da queste premesse è comprensibile che l’adattatore e regista abbia individuato in Prometeo una sorta di ribelle anarchico ante litteram e me abbia fatto il centro di uno spettacolo agile e suggestivo. Un riferimento particolare va alla scenografia, su cui troneggia un’installazione dell’artista senegalese Moussa Traore, fatta di materiali poveri (così come buona parte dei costumi) che ben saldano il riferimento arcaico alla modernità della proposta. In definitiva uno spettacolo di grande forza costruito con intelligenza e basato su un’attualizzazione che colpisce al cuore la modernità della lettura senza tradirne il senso profondo. Da notare che Massimo Luconi ha messo in scena per la prima volta, nel luglio 2017, questo spettacolo nel suggestivo scenario dell'anfiteatro degli Scavi di Pompei nell'ambito della rassegna Pompei Theatrum Mundi, in collaborazione con il Napoli Teatro Festival.