Madame Bovary è il primo romanzo di Gustave Flaubert (1821 –1880), pubblicato a puntate sulla rivista La Revue de Paris nel 1856. Lo scrittore, considerato da molti il fondatore del realismo francese, si ispirò alla storia di una giovane donna di provincia, Delphine Delamare, del cui suicidio si riferì in un giornale locale nel 1848.
Il periodo in cui si snoda la vicenda e quello che va sotto il nome di Monarchia di Luglio, dall'ottobre 1827 all’'agosto 1846, sotto il regno di Luigi Filippo, una fase storica segnata da una netta ascesa della classe medio-borghese. Lo scrittore non amava questo ceto e il taglio complessivo del libro riflette questa profonda antipatia. Laura Sicignano ha messo mano al volume focalizzando il discorso sulla protagonista che lei vede come una ragazza incapace di diventare donna e assumersi le responsabilità che le spettano. E’ uno sguardo che affonda le radici in una adesione ai modi classici di fare teatro e che mette da parte le innovazioni stilistiche che questa teatrante aveva utilizzato per i suoi lavori precedente. Ne risulta una proposta dallo sviluppo lineare, punteggiata da momenti di grande spettacolo (uno per tutti: il procedere della noia sintetizzato da Emma e il marito che girano attorno ad u tavolo scambiandosi alternativamente buongiorno e buonasera) in cui la classica lettura femminista, spesso usata nell’affrontare questo testo, è utilmente sostituita da una profonda solidità umana con la giovane donna travolta dall’esplodere dell’insoddisfazione sessuale, sentimentale ed economica di cui, in un certo senso, è vittima. E’ uno spettacolo di alto livello, anche se privo di quelle spruzzate di originalità che avevano reso memorabili le passate fatiche di questa teatrante che qui riafferma, anzi si conferma una della voci più interessanti della scena italiana.