Hotel Campanile Hot

Achille Campanile (1899 – 1977) è passato alle cronache del teatro italiano come maestro dell’umorismo surreale. I suoi fulminanti atti unici, vere e proprie scenette in cui le parole prendevano strade inimmaginabili, sono diventati un vero classico. Iula Rossetti ha messo assieme, sotto il titolo Hotel Campanile, undici di queste scene prediligendo, oltre ad alcuni classici molto noti (Acqua Minerale, Visita di condoglianze), una serie di brani prevalentemente ambientati in alberghi o esercizi pubblici.

Ne è nato uno spettacolo con un paio di pregi e un difetto principale. I meriti riguardano la conduzione degli attori e la scelta di una scenografia – con relativi oggetti di scena – efficacemente costruita su elementi e parti di vestiario costruiti con garza rigida viola a suggerire sia la rottura dell’immagine dell’oggetto stesso rispetto alla sua funzione, sia a dare il senso di una lievità fantastica del tutto omogenea allo spirito del testo. Il difetto fondamentale nasce dalla scelta registica di ricorrere a cambi di scena a vista – pratica molto di moda nel teatro attuale anche per ragioni economiche – con il risultato di rallentare il ritmo della proposta e cancellare in parte l’effetto fulminante delle parole. Chi scrive ricorda uno spettacolo, su testi di questo scrittore, messo in scena del 1978 a cura di Marco Parodi (Amleto in trattoria) per conto del Teatro di Genova in cui il problema del ritmo interno allo spettacolo era risolto usando zone illuminate differenti, in modo da inanellare una battuta all’altra, senza alcuna interruzione. Un piccolo espediente che consentiva di esaltare la rapidità del discorso e l’effetto fulminante delle intuizioni.