Midsummer è il nome anglosassone del solstizio d’estate e coincide con la festa di San Giovanni Battista (tra il 21 e il 24 giugno). Un giorno e una notte molto particolari in cui si celebrano sia la fine della primavera, sia l’inizio dell’estate. Helena, avvocata insoddisfatta e infelice, e Bob, che sognava di fare il musicista di strada e ora gravita nella malavita, s’incontrano, in un pub di Edimburgo in questa notte magica.
Si ubriacano, finiscono a letto, si rivedono e, dopo qualche inciampo, finiscono per mettersi assieme. Con Midsummer (Commedia con canzoni) (2008) lo scozzese David Greig (1969) e il cantautore Gordon McIntyre raccontano una storia romantica, nonostante le molte parolacce, di solitudine e disperazione esistenziali. Il ritratto di queste due figure, una donna di un certo successo e un uomo ai margini della società, si articola attorno alla scoperta delle molte cose che hanno in comune, piuttosto che sulle differenze di classe e ceto sociale. La nota dominante è l’insoddisfazione per ciò che si è, si disponga o no di risorse economiche. E’ la solitudine il filo rosso che segna queste due vite. Lei ha una relazione con un uomo sposato che la lascia sola in un bar e le risponde scocciato quando le serve aiuto. Lui continua a sognare di essere un cantastorie, ma deve sottostare all’imperio di ladri d’auto e delinquenti di mezza tacca. In questo quadro il finale diventa una sorta di via d’uscita a due, il sommarsi di infelicità nella speranza di un possibile riscatto. Un testo di questo tipo richiede capacità attoriali sottili, come quella messe in campo da Manuela Mandracchia, che disegna mirabilmente questa donna sul crinale fra una femminilità libera e lo zitellaggio. Meno convincente Christian Di Domenico, handicappato da un fisico troppo poco malandrino e da una recitazione più gridata che sofferta.