Cristina Trivulzio principessa di Belgioioso (1808-1871) è stata una delle poche donne che hanno dato un contributo fondamentale alla lotta per l’unità d’Italia. Era una nobile, ricca e malmaritata, e fu oggetto di persecuzione da parte della feroce polizia austriaca comandata dal famigerato Carlo Giusto Torresani barone di Camponéro (1779 – 1852).
Visse esule per buona parte della vita (Parigi, Firenze, Roma, Napoli, Svizzera, Turchia) sempre inseguita da sbirri e fatta oggetto d’invettive dei potenti – Pio IX la chiamò sfacciata meretrice – ma stimata e amata da molti patrioti. Malata e delusa morì a sessantatré anni nella villa di Locate, dove si era ritirata sola e amareggiata dall’Italia che tanto aveva segnato e che ora vedeva realizzata i modi lontani da quelli immaginati. Gianfranco Fiore, autore e regista, ha affidato ad Anna Bonaiuto un monologo - confessione, La belle joyeuse, in cui è la stessa Contessa a raccontare la sua via. E' una proposta molto impegnativa per un’attrice chiamata non solo a presentare un lungo monologo, ma anche a recitarlo nel senso di dargli corpo non solo con le parole, ma anche con gesti e atteggiamenti. Anna Bonaiuto riesce molto bene in questa difficile prova consegnando allo spettatore non solo una storia, ma anche in personaggio. Quello di una donna inquieta, inorridita dai tempi in cui vive, tesa a fare qualsiasi cosa pur di modificarli. Un personaggio che affronta anche la sconfitta e l’oblio – strazianti le ultime battute sulla solitudine nella villa di campagna – senza inutili piagnistei, ma con la consapevolezza della crudeltà e dell’ingiustizia che continuano a regnare nel mondo.
