Emma Dante (1967) è una teatrante completa, nel senso che sa recitare, scrivere e mettere in scena opere che incontrano sempre l’interesse dei critici e, spesso, il favore del pubblico. Il suo teatro prende spunto da elementi tipici della sicilianità, in particolare sul versante familiare, rielaborandoli alla luce di un fare teatro che congloba ogni forma d’espressione, dalla recitazione alla danza, dal canto alla coreografia.
E’ quanto accade anche in questo Le sorelle Macaluso che ruota attorno a sette consanguinee che si riuniscono per celebrare il funerale di una di loro. Nasce in questo modo un fluire di ricordi, citazioni domestiche, relazioni interpersonali, rapporti erotici che non escludo il sospetto dell’incesto. Completano il quadro due figure maschili, il padre e un nipote, e danno vita ad altrettanti fantasmi che rimandano a lutti passati. E’ in mosaico di sensazioni, speranze e sogni. Molto bello quella della donna, non più giovanissima, che realizza l’aspirazione della vita ballando nuda con un’armonia e una grazia che sconfiggono i segni del tempo e la fragilità del corpo. Nasce così uno spettacolo che non cura le apparenze levigate, ma mira all’essenziale, alla ricostruzione di atmosfere e stati d’animo che vanno oltre la contingenza dei fatti per trasformarsi nel segno di un’intera condizione umana. In questo la preminenza femminile esemplifica assai bene un’oppressione di genere che si scontra con un’altrettanta prorompente gioia di vivere. Come dire che la forza di queste femmine, costrette a battersi con spade di latta da teatro dei pupi, trova un umanissimo risarcimento nel vitalismo di corpi fiaccati, ma non vinti, umiliati ma non sconfitti.