ll Poème 2 di Bruxelles è un piccolo teatro, in cui gli spettatori hanno l’opportunità d’incontrare gli interpreti prima e dopo lo spettacolo nell'accogliente bar e assistere alle rappresentazioni in una confortevole sala; un modello piuttosto diffuso a Bruxelles, ma gli eventi qui si distinguono da quelli proposti in altre strutture della capitale belga per l’accuratezza dei progetti presentati e delle attività correlate a essi. Si tratta di uno spazio culturale con una programmazione dedicata sia alla produzione locale di qualità, sia a quella internazionale.
Su queste basi nasce il Festival Dario Fo & Franca Rame, che copre buona parte del cartellone della stagione in corso (da gennaio a maggio), proponendo una selezione della produzione passata e recente della celebre coppia. La maggior parte degli spettacoli è stata tradotta in francese e adattata da Nicole Colchat e dall’italo-belga Toni Cecchinato, che ne è anche regista. Quest’ultimo ha una lunga esperienza a fianco di Dario Fo, per il quale ha lavorato come assistente alla regia e dei cui testi teatrali ha portato in scena adattamenti in francese. Per offrire i mezzi per contestualizzare meglio le opere di questi due autori, il teatro ha inoltre organizzato una serie d’incontri-dibattito sulla realtà politica e sociale italiana.Grande divulgatore dei testi di Dario Fo, che ha tradotto e interpretato in giro per il mondo, Mario Pirovano ha presentato in prima assoluta il suo nuovo spettacolo Ruzzante. Unica rappresentazione in italiano della rassegna, si giova dell’adattamento dei testi e della regia di Dario Fo, ma l’attore instaura il proprio personale dialogo con il pubblico fin dalle prime battute. L’interprete racconta agli spettatori chi è stato Angelo Beolco detto Ruzzante, un autentico innovatore, al pari del contemporaneo François Rabelais (1494 – 1553), nonché anticipatore della commedia dell’arte. Il linguaggio di Ruzzante era vivo e i suoi temi prediletti, affrontati con i toni della satira e dell’ironia, erano il contrasto tra realtà contadina e cittadina, l’ingiustizia sociale e le tensioni che ne scaturivano. L’autore non ebbe fortuna e i suoi testi furono censurati per oltre tre secoli. Non stupisce, pertanto, che proprio un autore così legato a tematiche di carattere popolare e spesso censurato come Dario Fo si sia fatto promotore dell’opera del Beolco, che menzionò anche in occasione della consegna del Premio Nobel e che ha dichiarato essere stato determinante nella realizzazione de Il Mistero Buffo. Il primo pezzo proposto dall'attore è il monologo Il parlamento de Ruzante che iera vegnù de campo. Il teatrante ha adattato i pezzi dall'autore, originariamente in dialetto pavano, in un linguaggio accessibile al pubblico contemporaneo, pur mantenendo qualche elemento originale. Il protagonista è qui lo stesso, che torna dalla guerra a Venezia, senza averla combattuta, di conseguenza privo di ogni bottino, e viene respinto dalla sua compagna. L’attore interpreta con riguardevole potenza narrativa e mimica ogni personaggio del dialogo. La guerra è raccontata con impeto, che assume tratti farseschi alla luce dell’esito fallimentare della spedizione; così anche le mutilazioni riportate in battaglia diventano pretesto per fare ironia. Tutto il monologo gioca sul contrasto tra reale e falso, tra l'essere e il non essere che conduce inevitabilmente a pensare a William Shakespeare (1564 – 1616) e che è l’essenza stessa del teatro. Mario Pirovano ha poi proseguito la serata con due letture: La Vita, una lettera indirizzata a un capocomico in cui si propone un’ironica riflessione sull'esistenza umana e sulla creazione, con tanto di rilettura del peccato originale; e l’Orazione al Cardinal Marco Cornaro, dove l’autore stesso si fa portavoce di una comunità di contadini e rivolge al religioso una serie di richieste di leggi volte ad assecondare i bisogni naturali dell’essere umano. L’interprete invita il pubblico a riflettere sull'attualità del pezzo, un aspetto che caratterizza tutto lo spettacolo, sorprendendo lo spettatore con tematiche che nel teatro, nella letteratura e nella società si sono fatte strada secoli dopo. La narrazione vivace e l’interpretazione esuberante di Mario Pirovano catturano il pubblico, la sua spontanea propensione alla condivisione ne stimola l’attenzione. Lo spettacolo non è così solo rappresentazione, ma un incentivo ad apprendere, in questo caso, la vita e l’opera di un autore troppo a lungo relegato nell'oblio.