Guardando Les Misérables diretto da Tom Hooper, tratto dal musical più longevo e più visto di tutti i tempi, i dubbi che possono venire sono tanti e tutti senza vere risposte. Incassi da 150 milioni di dollari in meno di due mesi, Golden Globe vinti, 8 nomination agli Oscar, una decina di importanti festival che lo hanno premiato o, quantomeno, messo in competizione tra i favoritissimi. Tuttavia affrontando la visione difficilmente si riesce a capire per quale ragione possa avere interessato così tanto chi muove le redini dei premi ma anche come sia riuscito ad entusiasmare tanti spettatori.
Il regista de Il discorso del Re fa un lavoro interessante, osa non poco facendo cantare attori senza playback controbattendo la scarsa vis canora di alcuni, il fiatone di altri, la tensione di troppi che sono impegnati a non sembrare troppo ridicoli nel rendere personaggi di cui padroneggiano l’espressività ma non il canto. Se si pensa che sono cinquanta i pezzi eseguiti (uno in più dell’edizione teatrale) si capisce perché spesso quello che si vede suoni di falso, non convinca, faccia sorridere o, peggio, annoi. Certo, gli oltre sessanta milioni di spettatori che sono andati a teatro in quarantadue paesi per vedere il musical dei francesi Schönberg & Boublil, riadatto dal britannico mago del business Cameron Mackintosh avranno trovato cantanti dotati ed un impianto da musical funzionante (i dialoghi sono rarissimi, il canto ha il sopravvento su ogni cosa). Il pubblico cinematografico assiste ad un film cupo, con inquadrature belle ma stancanti di Danny Cohen spesso sghimbesce, con varie ricostruzioni più teatrali che cinematografiche. Il volenteroso Hugh Jackman è Jean Valjean, bravo ma non sempre convincente Russell Crowe quale Ispettore Javert, Anne Hathaway è l’emaciata Fantine che per la figlia Cosette si prostituisce, Amanda Seyfried da poco dona al personaggio di Cosette adulta, bravi i perfidi Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter quali locandieri che trattano Cosette bambina come una Cenerentola solo da sfruttare.
