In teoria il terzo titolo di Una notte da leoni termina questo sequel, ma i protagonisti durante i titoli di coda appaiono tutti uniti in una suite d’albergo, con Ed Helms che indossa mutandine da donna ed è dotato di un bellissimo paio di seni. Crediamo sia difficile che questa non sia l’inizio di una nuova trilogia. Questa volta i tre amici hanno convinto il sempre più impazzito Zach Galifianakis a ricoverarsi in clinica psichiatrica ma, durante il trasferimento in macchina, sono speronati dagli uomini di John Goodman cui Mr. Chow ha rubato ventun milioni di dollari in oro.
Rapiscono Justin Bartha e, per liberarlo, vogliono la testa dell’asiatico. Forse per una certa stanchezza degli sceneggiatori, il film annoia anche se costruito più che decorosamente. Todd Phillips, al timone fin dal primo titolo, è probabilmente il prescelto a proseguire questa storia infinita di un bambinone ora quarantaduenne con tre amici che lo temono e lo sopportano più per un senso del dovere che non per vero desiderio. Ogni volta che s’incontrano capitano le peggiori disgrazie, inseguimenti mozzafiato, rapimenti, festini a base di droga e belle ragazze, il tutto termina con un’apertura verso un’altra possibile avventura. Linguaggio con varie scurrilità molto gradite dal pubblico under sedici cui è chiaramente indirizzato, non scandalizza più di tanto anche perché con quello che capita sullo schermo, sarebbe difficile pensare a un altro tipo di dialogo. Justin Bartha appare meno degli altri perché rapito, Ed Helms è il più borghese e vive drammaticamente queste uscite dalla sua routine giornaliera di dentista con la frustrazione di essere considerato medico di Serie B, Bradley Cooper è il bello che col suo fisico muscoloso risolve le situazioni più difficili, Zach Galifianakis è il motore di ogni situazione che capita al branco ed è sempre presente con quel poco di cervello che gli è rimasto dopo l’uso di droghe. A loro si unisce sempre il Mr.Chow di Ken Jeong, violento, cinico, immorale che tradisce anche l’amico del cuore e forse è amante Zach Galifianakis. Il sesto protagonista è Las Vegas che li ha adottati e li foraggia in varie maniere dato che l’immagine di città dell’allegria e dell’esagerazione da questi film esce rinforzata. Mancano idee nuove, non basta il matrimonio di uno di loro o l’incontro con un figlio avuto durante un’avventura per fornire nuovi spunti a sceneggiatori in crisi di astinenza di idee.