Thomas Kruithof ha esordito dietro la macchina da presa nel 2016 con La meccanica delle ombre (La mécanique de l'ombre), un noir ricco di assonanze hitchcockiane che racconta il calvario di un banale contabile che si trova in mezzo allo scontro fra diverse fazioni dei servizi segreti che si combattono per far emergere, ciascuna, un particolare candidato alla presidenza della Repubblica.
Tutto si gioca attorno alla sorte di tre francesi ostaggi dei terroristi in Africa che un gruppo vorrebbe fossero liberati subito, mentre altri tentano di rinviare la soluzione del problema in modo da permettere al nuovo presidente che, probabilmente emergerà dalla elezioni che si stanno per tenere, di ascriversi il merito della salvezza dei prigionieri. Il tema dell’uomo comune coinvolto in macchinazioni più grandi di lui e che fatica a decifrare era uno dei classici su cui si era dispiegato il cinema di Alfred Hitchcock (1899 –1980), qui ritorna con un sovrappiù di violenza e un riferimento chiaro agli interessi, volgari e spesso inconfessabili, che stanno dietro l’agire della politica. Ne nasce un film bello e compatto a cui danno un contributo non trascurabile le interpretazioni di François Cluzet e Alba Rohrwacher che disegnano al meglio due figure di marginali che ritrovano forza e dignità proprio nel momento in cui sono umiliate da forze che si nascondono nell’ombra. In altre parole è uno di quei film robusti e accattivanti che il cinema francese produce nel momenti migliori. Una forza che fa perdonare le non poche incongruenze di cui è disseminata la storia.