L’americana Emily Dickinson (1830 – 1886) è stata una delle maggiori voci poetiche dell’ottocento. Era profondamente intrisa di cultura biblica - concepì l'idea di diventare poetessa avendo come riferimento la lotta di Giacobbe con l'angelo – ma contrastò fanatismo religioso che, nei decenni 1840-50, imperversò nell’America in cui lei viveva.
Non a caso si allontanò dal College Femminile di Mount Holyoke onde evitare di professarsi pubblicamente cristiana. L'inglese Terence Davies ha dedicato a questa poetessa un film severo, A Quiet Passion, che ne segue con rigore la sua vita casalinga: lei a venticinque anni, dopo un breve viaggio a Washington, decise di vivere nella propria camera al piano superiore della casa paterna auscultando la propria anima e trasferendo i suoi pensieri in liriche suggestive. Fu questo rinchiudersi nel silenzio, per meglio sentire i propri pensieri, che ne fecero una grande autrice di liriche la cui forza è giunta sino a noi. Da notare che durante la sua vita furono pubblicate, su un giornale locale, solo sette poesie. Le altre, oltre 1750, furono pubblicate postume in varie epoche. Il regista supera i problemi causati da una storia in cui non accade nulla di vistoso sia con una cura quasi viscontiana per l’ambientazione, sia facendo leva su un’interpretazione, quella di Cynthia Nixon, tutta interiore, personalmente sofferta quasi quanto i testi che sono letti da una voce fuori campo. Un film complesso di non facile approccio per un pubblico abituato a storie in cui capita qualche cosa, mentre qui tutto è lasciato all’introspezione e alla purezza della lirica.