Per esordire nel lungometraggio con Il domani che verrà - The Tomorrow Series (Tomorrow, When the War Began, 2010) Stuart Beattie ha scelto il primo volume della serie di grande successo, firmata dallo scrittore australiano John Marsden. Sette giovani partono per un fine settimana nei boschi. Vogliono fare qualche cosa di diverso dalla routine di tutti i giorni e per amarsi a stretto contatto con la natura. Al ritorno scoprono che le loro case sono deserte, i parenti sono stati fatti prigionieri da un esercito dai tratti orientali (cinesi?), braccio armato di una fantomatica federazione che ha deciso di utilizzare gli ampi spazi australiani come valvola di sbocco per la crescente popolazione asiatica. Passati i primi momenti di smarrimento, si organizzano e trasformano in guerriglieri che infliggono pesanti perdite agli invasori.
Il film ondeggia fra umori giovanilisti, spirito iperpatriottico, stile da serial televisivo e con qualche furore femminista: una delle giovani ribelli legge La mia brillante carriera (My Brilliant Career) di Miles Franklin (1879-1954) da cui, nel 1979, Gillian Armstrong trasse un film dallo stesso titolo. E’ un'opera concepita, sin dal titolo, come primo episodio seriale. Molti hanno parlato di romanzo di formazione e citato, fra gli antecedenti, il ribellismo anticonformista de L'attimo fuggente (Dead Poets Society, 1989) di Peter Weir. E’ un accostamento molto forzato perché il film di Stuart Beattie è segnato più da uno spirito di rivolta contro gli invasori che non da un percorso di crescita, psicologica e morale, dei giovani protagonisti. Per rendersene conto basta osservare con attenzione il prevedibile itinerario compiuto dalla religiosissima Robyn Mathers che passa, senza eccessivi traumi, dal rifiuto di uccidere al mitragliamento dei soldati nemici. Forse è un film pieno di nobili intenti, ma che scivola progressivamente e rapidamente nel più classico degli action movies.