Sebastiano Rizzo, qui alla sua opera prima, ha cominciato quindici anni orsono come attore di teatro e come esperienza da regista ha un corto nel 2012 e alcuni videoclip. Avendo girato un documentario sulla tragica vicenda di Giuseppe Fava, aveva pensato di dedicare a lui l’intero film ma è stato sconsigliato non tanto per il timore di qualche eventuale ritorsione ma per la difficoltà di raccontare, senza cadere nel melodramma, la vicenda di un uomo realmente esistito, morto per non cedere alle sue idee.
Nomi e cognomi è sempre ispirato a vicende legate ai giornalisti che rischiano la vita per raccontare fatti, ma scegliendo il taglio della fiction. Il Sud d’Italia, la crisi sociale ed economica ha interessato molto cinema di denuncia italiano con nomi quali Peppino Impastato e di Giuseppe Siani; cinema che non si arrende, che lotta contro gli schemi consolidati. Difficile per questo cineasta fare meglio di loro, comunque ha realizzato un’opera interessante anche se più per le intenzioni che non per i risultati ottenuti. I titoli di coda ricordano nomi di uomini uccisi semplicemente perché svolgevano il loro lavoro con onestà, ma questa chiusura non è sufficiente a fare dimenticare i tanti momenti ingenui e qualunquistici che rendono la storia poco interessante. Il cinquantenne Enrico Lo Verso è nel personaggio ma non entusiasma, la moglie, Maria Grazia Cucinotta, continua a non convincere. Il limite maggiore sta nei personaggi minori, spesso costruiti basandosi su facili luoghi comuni. Sembra di essere nel mondo delle soap televisive - Sebastiano Rizzo ha lavorato come attore nel 2010 in Capri trasmessa da Rai 1 – e questo limita non poco la vis drammatica del film. Domenico Riva è uno stimato giornalista che da Milano rientra, con la sua famiglia, nella sua terra d’origine: un piccolo paese della Puglia. Direttore della più importante testata giornalistica del luogo, il Paese del Sud, attiva un progressivo risveglio della coscienza civile del paese, che negli anni ha tacitamente accettato un pericoloso status con loschi traffici travestiti di legalità. Tutto si gioca attorno ai fatti di una discarica abusiva oggetto di mire illecite. Il direttore ed i suoi cronisti fanno il loro lavoro: raccontare i fatti. In un susseguirsi di successi e insuccessi, vittorie e sconfitte, porteranno avanti il loro impegno arrivando a fondare un giornale in cui riconoscersi per sentirsi liberi e senza padroni, anche a costo dei pesanti sacrifici che finiranno per cambiare il corso degli eventi della vita soprattutto del direttore.
