Sabina Guzzanti ritorna sul cinema di denuncia con La trattativa, un pamphlet dedicato agli accordi presi fra organi dello stato e Mafia al fine di far terminare la lunga serie di attentati dinamitardi che insanguinarono l’Italia fra il 1990 e il 1993 mietendo, fra le altre, le vite dei giudici Giovanni Falcone (1939 – 1992) e Paolo Borsellino (1940 – 1992).
La regista mette assieme un’invettiva veemente anche se non sempre motivata. Ad esempio trascina nel discorso anche l’attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, senza tenere minimamente conto di risultanze giudiziarie e smentite ufficiali. Allo stesso modo molte illazioni rimangono tali anche se contraddette da precisi esiti processuali. Ovviamente le sentenze possono benissimo essere criticate in maniera anche violenta, ma non le si possono far scomparire. L’impressione, invece, è che a questa regista importino poco o nulla le inchieste e le decisioni della magistratura, quando non le servono a sostegno delle sue tesi. Certamente il film - a differenza di alcune sue opere precedenti, in prima fila Viva Zapatero! (2005) – è girato bene e costruito su un continuo andirivieni fra finzione a realtà scenica che conferisce all’opera uno spessore davvero rilevante. Un’unica pecca la si può individuare nell’aver voluto introdurre a forza la caricatura di Silvio Berlusconi fatta dalla stessa regista, macchietta già vista in televisione che qui rischia di rendere meno efficace un discorso che merita, al contrario, grande attenzione.